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GAZZETTA DELLO SPORT Stadio a Tor di Valle, scelta giusta? Chiuso per pioggia: ”Roma, pensaci bene”

Tor di Valle

(M. Calabresi) – Entrare in una pozzanghera, o peggio ancora in una buca piena d’acqua, ha i suoi rischi in tutta Roma, in tutto il mondo: quando c’è una buca ogni 50 metri, però, la strada diventa un campo minato. Ecco, Roma in questi giorni è un campo minato. La via del Mare non fa eccezione, il degrado della zona che circonda l’ippodromo di Tor di Valle fa il resto, contribuendo a uno scenario di tristezza assoluta. Qui, dovrebbe nascere lo stadio della Roma; qui, il Tevere ingrossato alle spalle dell’idea di stadio (e che in altre zone della città ha fatto danni incalcolabili) ha quasi sommerso gli alberi, minacciando la pista ciclabile, deserta per paura di esondazioni.

Tutto come prima Tredici mesi dopo l’annuncio dell’area, siamo tornati a Tor di Valle, parlando con i commercianti della zona che in quel 30 dicembre 2012 avevano visto la svolta della loro attività, della loro vita. Nella via parallela alla via del Mare, c’è di tutto: materassi abbandonati, auto bruciate, tamburi, e tanta, tanta acqua. Una palude. Un paio di macchine parcheggiate, vuote, anche se raccontano che spesso quelle zone diventano buone per appartarsi con le prostitute. All’ippodromo, invece, non si corre più, ma sono comunque in corso lavori di messa in sicurezza. Diceva Luca, titolare di un bar proprio davanti all’ingresso dell’ippodromo, dalla via del Mare: «Con tutti i ricavi che lo stadio porterà, sogno di vedere Messi con la maglia della Roma». Dice Luca, mentre ci mostra la massa di foglie sul ciglio della strada che ostruisce i tombini: «Qua con 10’ si allaga tutto. Tiè, guarda che schifo. Strade piene d’acqua, buche: venerdì hanno chiuso la strada alla circolazione, ho perso una giornata di lavoro ». Ma qui tra qualche anno sarà un altro mondo: «Lo stadio? Prima pensassero a risolvere i problemi dei cittadini».

Pallotta, pensaci tu Lo sfogo di Luca è anche quello di tutta l’area dietro la stazione di Tor di Valle che, viste le condizioni in cui versa, andrà rifatta. Alfredo, residente in via Sabatini («menomale che lui e la Roma ci stanno regalando qualche gioia»), si rimette a «sua maestà Pallotta»: «Non ci sono riuscite tre, quattro amministrazioni comunali a cambiare le cose. Il calcio, in questo paese, è una delle poche cose che possono muovere le coscienze. Si sbrigassero a presentare questo progetto, ma guai a pensare prima allo stadio che a quello che ci sarà intorno». Fosse stato per Pallotta (che non dovrebbe essere all’Olimpico per il derby), il progetto dell’architetto Dan Meis sarebbe stato già svelato, prima della richiesta di rinvio di Marino, alle prese con problemi più urgenti, come i disagi postmaltempo. «In futuro dobbiamo evitare che accadano cose del genere — aveva spiegato nei giorni scorsi il sindaco —, negando e cancellando delibere che permettano di costruire in aree a rischio». Perentoria, invece, Legambiente: «Si strumentalizza la passione dei tifosi per una speculazione edilizia».

Area delicata Come Marino, problemi più urgenti li hanno anche le istituzioni locali. «Dopo le criticità di venerdì, la situazione si è stabilizzata già sabato sera — dice il presidente del IX Municipio, Andrea Santoro —. La preoccupazione maggiore è sorta venerdì, ma anche con l’aiuto dei vigili del fuoco abbiamo verificato che non ci fossero insediamenti abusivi nelle zone soggette a esondazione». L’attenzione, però, è altissima: «Specie dopo queste precipitazioni eccezionali, dovremo fare delle ulteriori verifiche. Il sistema di raccolta acque, in alcuni punti, è lo stesso da 30 anni. Non nego che l’area di Tor di Valle è più delicata delle altre: quando vedremo il progetto dello stadio, di cui ancora non abbiamo avuto neppure un’anteprima, dovremo tenere di più conto dell’aspetto idrogeologico, per evitare di commettere gli errori del passato e che hanno portato la città ad avere queste difficoltà in caso di maltempo. L’area necessita di massicci interventi a viabilità e mobilità: interventi straordinari, non tampone. E io non voglio essere un presidente che incrocia le dita ogni volta che il cielo è grigio ». Non le può incrociare neanche Pallotta.

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