(A.Schianchi) Uno è «dentro» la partita, con i passaggi, i lanci, i tiri, i gol, gli interventi in fase di ripiegamento. L’altro è «fuori», pare quasi emarginato, di lui poco si ricorda e a metà ripresa Rafa Benitez lo richiama in panchina. Kevin Strootman contro Marek Hamsik: ovvero come si interpreta il ruolo di centrocampista. L’olandese della Roma è ovunque, contrasta e rilancia, aiuta a contenere e ha la forza e le idee per ripartire. Il capitano del Napoli non ne azzecca una, non riesce mai a trovare la posizione alle spalle di Higuain, in quella zona calda che dovrebbe essere quella del trequartista. Ma lui, qui sta la verità, non ha le caratteristiche per muoversi in quella porzione di campo, soffre i pochi spazi che gli si aprono davanti e alla fine non incide.
TANTO LAVORO Strootman, a parte il meraviglioso tiro di sinistro che vale il provvisorio 2-0 (e non è poca cosa…), è un pilastro del centrocampo di Rudi Garcia: fondamentale per lo sviluppo della manovra perché si propone sempre per il disimpegno ed è il primo ad alzare la testa e a cercare gli attaccanti. Tocca 79 palloni: 62 passaggi (10 errori), 2 lanci, 1 sponda, 2 occasioni create. In fase propositiva il suo lavoro si sente. Eccome. Nel triangolo disegnato da Garcia l’olandese si occupa della zona di centrosinistra e da lì si rende quasi sempre pericoloso. Sono 2 i contrasti effettuati, 3 i recuperi, 2 i dribbling riusciti, 2 i falli commessi e 3 quelli subiti a testimonianza del fatto che fermarlo, soprattutto quando si trova nella trequarti avversaria, è piuttosto difficile. Nel gioco delle marcature si trova spesso a dover affrontare Jorginho e non lo soffre per nulla: lo argina, lo contiene, lo costringe quasi sempre al passaggio «sporco» e raramente gli concede spazio. Da apprezzare alcuni duetti, in velocità, con Gervinho.
POSIZIONE Hamsik, invece, è penalizzato dal ruolo: lui è una classica mezzala e renderebbe sicuramente di più se il Napoli si disponesse con il 4-3-3 anziché con il 4-2-3-1 che costringe Marekiaro a «schiacciarsi» in avanti. Tocca 55 palloni, ma non riesce mai ad arrivare in zona tiro: zero conclusioni. Sono 43 i passaggi (8 sbagliati), un lancio, 4 sponde e 3 occasioni create. Si avverte, tuttavia, il disagio di Hamsik quando il Napoli fa girare il pallone davanti all’area avversaria alla ricerca di uno spazio utile: lui non partecipa, si defila, anche perché non ha le caratteristiche tecniche della classica mezzapunta. Sono 2 i contrasti persi e 13 i palloni «regalati» agli avversari. Davvero troppi per uno che il mestiere del centrocampista lo conosce benissimo (e lo ha dimostrato in passato…). Per ritrovare il vero Hamsik sarebbe sufficiente rimetterlo a fare la mezzala. Cioè il suo ruolo.