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IL MESSAGGERO Castan, l’altro muro al centro della difesa

Castan

(M.Ferretti) Sarà che Mehdi Benatia è nuovo e, come tale, gode di un credito (meritato, per carità) legato non soltanto alle sue ottime prestazioni ma anche al fatto che pochi realmente lo conoscevano. Però, il vecchio Leandro Castan, arrivato a Trigoria nell’estate del 2012, non sta rendendo esageratamente meno del suo collega marocchino. Anzi, se la coppia va e funziona al punto di essere – numeri alla mano – la migliore del campionato, il contributo del brasiliano c’è. E se avesse segnato quando Benatia, o anche solo la metà (Castan è ancora a quota 0), di lui si sarebbe parlato e si parlerebbe in maniera diversa, più entusiastica. Contano poco, però, il chiacchiericcio della critica o la stima dei tifosi ai fini della classifica: ciò che va sottolineato è il rendimento di Leo, uno dei punti fermi dell’undici di Rudi Garcia.

L’EFFETTO RUDI
Castan nella passata stagione non era andato in maniera disastrosa ma nessuno aveva mai usato parole eccessivamente zuccherose nell’analisi delle sue prestazioni. Aveva sofferto, Leo, dello schieramento difensivo con Zeman, difesa altissima, necessità di scappare spesso all’indietro, cioè verso la propria porta. Non essendo esattamente uno scattista, Castan, contratto con la Roma fino al 2016, non si è trovato a proprio agio: ha alternato buone prestazioni ad altre meno impeccabili, aiutato nel suo lavoro dal rapidissimo Marquinhos. Diciamo che se non aveva deluso, Leo non aveva neppure convinto al cento per cento. Il ds Walter Sabatini, però, non ha avuto la minima esitazione nel confermarlo per l’attuale stagione, certo che con una difesa meno esposta ai rischi, più tatticizzata, il brasiliano avrebbe avuto tutt’altro rendimento. E così è stato. Grazie anche alla fiducia illimitata che Rudi Garcia gli ha dato fin dal giorno della prima partita della nuova Roma. Beccare un paio di insufficienze, questo è successo, in oltre due dozzine di gare, significa mantenere un rendimento di eccellenza. Castan con Benatia forma un tandem di centrali che nessuno (o in pochi) si aspettava potesse esser così forte. Si diceva: sono due lunghi, hanno caratteristiche fisiche simili quindi non potranno completarsi.

COPPIA DI FATTO
In realtà, Benatia è un finto lento e questo permette al duo brasiliano/marocchino di garantire affidabilità. A Bologna, sabato sera, i due non hanno lasciato per novanta minuti un solo pallone giocabile agli attaccanti del Bologna e hanno tremato solo in pieno recupero su quel cross messo in mezzo da Moscardelli. Se la Roma ha chiuso per 18 volte – tra campionato e coppa Italia – con la porta inviolata, non v’è dubbio che il merito sia anche di Castan, assente soltanto una volta (contro il Genoa) quando De Sanctis è rimasto imbattuto. Segno che il suo contributo è stato importante, anche se spesso non viene adeguatamente sottolineato. Lui, Leo, non ne fa un cruccio: pensa a giocare e a giocare bene, coltivando la speranza che si accorga di lui anche Felipe Scolari, il ct della Seleçao. Sogna un posto nel Brasile che giocherà in casa il mondiale e, si sa, sognare non costa nulla. E la Roma può aiutarlo a trasformare il tutto in realtà.

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