(M.Caputi) – Quella di ieri è stata la giornata delle sentenze e delle sanzioni. Le curve rimangono chiuse e gli incresciosi striscioni valgono poche migliaia di euro. Che giustizia è quella che sta gestendo gli accadimenti negli stadi? Da sempre porto franco per crimini che al di fuori sarebbero puniti penalmente, da mesi, con la regola della discriminazione territoriale, diventano, per dei cori offensivi, sanzionabili e quindi con alcuni settori da chiudere. L’alta moralità che sta caratterizzando questa fase del calcio italiano si scontra, però, con la semplice e minima sanzione pecuniaria per degli striscioni che ricordano Superga, non meno offensivi e inqualificabili di alcuni cori.
Qui non si tratta di Roma o Juventus, di Napoli o Inter, di cori o striscioni, la questione è molto più profonda e non ha colori e appartenenza. Se si vuole educare, avere stadi qualificati e sanzionare davvero, cosa che vorremmo tutti, si deve punire chi sbaglia. Non si chiudono le curve e si comminano multe, si agisce su regole giuste e sanzioni appropriate. Gli autori dei cori, così come chi porta e tiene gli striscioni, sono identificabili: loro vanno presi e puniti.
La norma della discriminazione territoriale, come la stessa Alta Corte del Coni ha invitato a fare alla Giunta Coni e alla Figc, va rivista, ma non al termine del campionato come ventilato, subito. Per quale motivo aspettare e proseguire sbagliando? Non di certo per mantenere le società in ostaggio di pochi, né, tantomeno, per lasciare a casa tifosi senza alcuna colpa che hanno pagato, il più delle volte con grandi sacrifici, il biglietto. Nei nostri stadi non vengono fatti entrare gli ombrelli, ritenuti pericolosi, eppure abbondano petardi e striscioni, a volte volano perfino i motorini.
A cosa servono la tessera del tifoso, i biglietti nominali, le telecamere, gli steward e gli schieramenti delle forze dell’ordine se gli stadi sono un porto franco? Le sole sanzioni sportive, oltretutto quando sono inadeguate e sbagliate, non solo non servono, rendono ancora più grottesca l’immagine del nostro calcio.