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IL ROMANISTA Mira il colpo segreto del Ninja

Nainggolan

(V. Meta) – I greci ce li aveva tutti in campo il Bologna, eppure a imparare dalla sofferenza è soprattutto la Roma. Una sofferenza che il colpo di testa di Christodoulopoulos finito a lato di pochi centimetri al 2’ di recupero porta all’estremo, al punto che a festeggiare con i 2500 del settore ospiti i giocatori si presentano con le facce stravolte di chi ancora deve rendersi conto di essere sopravvissuto. L’1-0 del Dell’Ara vale oro, perché porta la Roma a -6 dalla Juve con le stesse partite e perché vincere partite così aiuta a diventare grandi. D’altra parte, era abbastanza evidente che ci fosse un abisso fra il Bologna strapazzato all’Olimpico un girone fa e quello che solo la scorsa settimana sarebbe uscito indenne da San Siro se Balotelli non si fosse inventato quel colpo. Ci ha sbattuto contro anche la Roma, che nel secondo tempo ha dovuto faticare non poco per tenere il passo rispetto al brusco cambio di rtimo della squadra di Ballardini. Il tutto con una difesa inventata di sana pianta per metà, visto che alle assenze di Maicon, Balzaretti e Dodò si è aggiunta pure quella di Torosidis, fermato dall’influenza.

Al suo posto Garcia manda Rodrigo Taddei, che non giocava una partita da titolare dal 9 gennaio e una partita in difesa dai tempi di Zeman, mentre a sinistra il buon ingresso contro la Samp vale la conferma ad Alessio Romagnoli. Il tecnico mette inizialmente da parte il tridente per schierare un modulo con due mediani (De Rossi e Nainggolan) e Pjanic avanzato sulla trequarti dietro a Destro. Ballardini risponde con la linea a cinque e si affida alla vena del capitano Kone, anche se alla fine le cose migliori arriveranno tutte da Christodoulopoulos. La partita si accende all’8’, quando su azione di contropiede Bianchi si inventa un pallonetto che De Sanctis riesce a bloccare recuperando in fretta la posizione. Il portiere si fa trovare pronto anche cinque minuti più tardi, quando su un calcio di punizione battuto su Christodoulopoulos una deviazione di Destro sbuca all’improvviso in area piccola. La Roma mette la testa fuori solo al 18’, ma l’occasione è di quelle clamorose: da palla persa dal Bologna, Gervinho recupera e mette al centro per Destro, che calcia di prima intenzione con il collo del piede. È uno di quei tiri che non possono non finire in rete, e infatti Curci va giù senza guardare. E fa bene: la palla sbatte sul palo alla sua sinistra, poi attraversa la linea di porta da un capo all’altro, prima di finire sul fondo.

Ci sarebbe da pensare a una serata stregata, specie quando, cinque minuti dopo, alla fine di un’azione iniziata da Gervinho e rifinita da un ottimo Romagnoli, Nainggolan calcia con il destro da ottima posizione e manda la palla alta. In realtà è solo la prova generale del gol, il primo dell’ex Cagliari con la maglia della Roma. Minuto numero trentasette, grande spunto di Gervinho che si porta a spasso mezza difesa del Bologna e scarica per Pjanic, un’occhiata in area e cross preciso per Nainggolan, il tocco da due passi non potrebbe essere più facile. Al rientro dagli spogliatoi, qualcosa è cambiato e si capisce subito che ci sarà da soffrire, perché invece di starsene in undici dietro al pallone, i rossoblù cominciano a venire avanti in tanti e per la Roma diventa maledettamente complicato spezzare e soprattutto ripartire trovando gli attaccanti. Dopo due occasioni di testa per Krhin e Mantovani, soltanto alla mezz’ora i giallorossi riescono a rendersi davvero pericolosi: bel passaggio di Romagnoli per Bastos e cross per Ljajic (subentrato a Florenzi, costretto al cambio per una distorsione alla caviglia), il serbo prolunga per Taddei che ha la porta spalancata e calcia addosso a Curci. Il livello di sofferenza sale quando Ballardini butta dentro il romanista Moscardelli, diventano altissimi quando Bastos si divora il raddoppio al 90’ (assist di Gervinho) e sfociano nel parossismo con il contropiede che nel recupero porta Moscardelli a mettere in area un pallone per la testa di Christodoulopoulos. La vedono tutti dentro, invece va fuori. È anche così che si diventa grandi.

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