(M. Bianchini) Non sono certo segnali distensivi quelli che giungono dal ciarliero etere cittadino. Il campionato d’eccellenza con cui la Roma si presenta al tavolo del derby, lascia ipotizzare il rischio che si manifesti oltre il dovuto l’animosità dei laziali, retrocessi al loro naturale ruolo di comprimari. Il quadro dipinto da vari episodi accaduti in giorni recenti, testimoniano del nervosismo che serpeggia fra i biancocelesti. Con l’istinto maturato nel segreto dell’animo, Reja si augurò che si infortunasse qualcuno dei giallorossi, a frenare lo strapotere della Roma. Le scuse pubbliche che tentarono di mitigare la triste battuta, non hanno cancellato il sospetto che il tecnico laziale, plagiato dagli umori della piazza già irritata e dilaniata dalle clamorose vicissitudini interne, si fosse reso involontario megafono di auspici effettivi.
Il malessere ha tutta l’aria di cercare nel derby la valvola di sfogo a ricompattare contenti e scontenti nella battaglia comune contro il nemico romanista, con il risultato di infondere un sapore infelice alla rivalità cittadina, trasformata nella vendetta dei frustrati. Tutte cose che sicuramente non saranno sfuggite al generale Garcia forse preso dal dubbio se ordinare alle sue truppe di sfoderare la baionetta, oppure irretire l’avversario con i virtuosismi di giocate, connaturate allo spessore nettamente superiore dei campioni giallorossi. Certo, sarebbe bello mantenere la contesa sul piano strettamente calcistico assai più gradito alla gente e alla stessa dignità di professionisti del football. Ma condizionati da una tifoseria malata di acredine che fa ancora del 26 maggio una ragione di vita, accetteranno i biancocelesti la sfida in campo aperto? Sembra lecito dubitarne.
Che derby sarà? Supponiamo che difficilmente Garcia snaturerà la fisionomia della sua creatura. Alla Roma piace esibire un calcio spettacolare come è accaduto contro il Napoli. Nessuno griderebbe allo scandalo invece se Reja optasse per una tattica difensiva, affidandosi al contropiede secondo gli schemi classici imposti dalle circostanze. Sarebbe invece vergognoso se gli isterismi accumulati in famiglia inducessero i biancocelesti a dare libero corso ad un agonismo al di fuori delle regole. Sicuramente i romanisti non si tirerebbero indietro a patto però, che il piede avversario, più che mirare al pallone, non vada in cerca di tibie e menischi. Per favore signori in biancoceleste, evitateci il derby rissa che forse avete in animo. Molti obietteranno che abbiamo messo in piedi un processo alle intenzioni. Ben conoscendo il clima di livore che si respira nei feudi di Formello non crediamo di essere lontani dalla verità mettendo in guardia dalla pericolosità che può riservare la frustrazione. E allora, manifestando in anticipo i fondati timori, con la speranza che giungano pure alle orecchie dei giudici di gara, non pare di offendere nessuno ripetendo ai quattro venti la famosa massima: “meglio prevenire che curare”!