(V. Meta) Il ragazzo ha buona memoria. Doveva averne per forza, Alessio Romagnoli, visto che l’ultima volta che ha cominciato una partita da terzino sinistro aveva da poco compiuto quattordici anni: 17 gennaio 2009, Cisco-Roma 1-4, ultima d’andata del campionato Giovanissimi Coppa Lazio. In fondo, dai palazzoni di San Basilio alla collina di San Luca il passo è più breve di quanto si creda, soprattutto se ad aiutarti a ripassare la parte ci ha pensato Rudi Garcia, l’unico che, all’indomani della bella prestazione del Dall’Ara, si è stupito solo dello stupore degli altri. Quando per la prima volta aveva ventilato la possibilità di dirottare il giovane difensore (peraltro mai utilizzato fino a quel momento) sulla fascia sinistra, era difficile trovare qualcuno disposto a credere che il tecnico l’avrebbe fatto veramente. Garcia li ha smentiti tutti non appena si è presentata la temuta emergenza: trentacinque minuti perfetti contro la Sampdoria a risultato acquisito, novanta impeccabili nel ben più arduo esame del Dall’Ara. Dove, a vederlo fra i titolari, hanno avuto paura (quasi) tutti, ma non lui: «Per fortuna sono abbastanza freddo di carattere – ha spiegato lui -. E poi ci hanno pensato i compagni a farmi stare tranquillo. Io mi sono solo dovuto impegnare al massimo». D’altra parte, la fascia non era il suo posto nemmeno cinque anni fa, quando si era già capito che da grande avrebbe fatto il centrale e che, salvo imprevisti, l’avrebbe fatto su palcoscenici piuttosto importanti. Quando è arrivato undicenne dalla San Giacomo Nettuno faceva il centrocampista di regia sfruttando l’ottimo lancio con il sinistro, gli allenatori, da Pisani in poi, l’hanno arretrato sulla linea difensiva, ma era talmente bravo che poteva giocare ovunque.
Già con Vincenzo Montella, che per lui stravedeva, sulla fascia ci andava solo in casi di estrema emergenza. Stramaccioni, altro suo grande estimatore, qualche volta l’ha riportato a centrocampo ai tempi degli Allievi Nazionali sotto età, in Primavera (dove ha esordito da titolare in un derby fuori casa, sempre perché ad avere paura sono tutti tranne lui e i suoi allenatori) ha fatto sempre il centrale. Da centrale è approdato in Serie A a diciassette anni con Zeman prima (Roma- Milan) e con Andreazzoli poi. Dopo la notte magica contro il Genoa del 3 marzo 2013 (prima e ultima da titolare in campionato prima di sabato scorso) sembrava destinato a ritagliarsi uno spazio, invece non ha più visto il campo per un anno. Al punto che a gennaio sembrava destinato alla partenza: lo voleva lo Spezia di Devis Mangia (che l’anno scorso l’ha portato in Under 21 a 17 anni), a porre il veto è intervenuto Garcia in persona. Motivo? La possibilità, all’occorrenza, di impiegarlo a sinistra. Evidentemente il tecnico lo sapeva, che il ragazzo aveva buona memoria.