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IL ROMANISTA Una notte non cancella la fede, ora la Samp

Esultanza

(G.Sanzotta) Quando si ama ci vuole pochissimo per passare dalla fede al dubbio. Accade così nella vita, accade così anche nel calcio. L’amore è quello dei tifosi e l’amata, per noi, è solo la Roma.

Così non mi stupisco se da mercoledì sera la fede incondizionata e forse eccessiva sulla forza di questa squadra ha lasciato in molti il dubbio. Quel pareggio con una piccola Lazio brucia ancora anche perché una vittoria ci avrebbe avvicinato alla Juventus. Ma ancor di più brucia la sconfitta di Napoli. Un risultato che, sentendo molte reazioni dei tifosi, va oltre la partita. Fa a pugni con un esame razionale della situazione, crea invece irrazionali dubbi e anche un sentimento di sconforto.

Forse De Sanctis non è più il portiere che dava sicurezza, Torosidis non può competere ad alto livello e l’ultimo arrivato, Bastos, si è rivelato poca cosa.Verrebbe quasi la voglia di rispolverare la celebre frase di Renato Rascel pronunciata in teatro alla notizia della retrocessione in serie B (la sola della nostra storia): la Roma non si discute, si ama. Ma andava sicuramente bene per la rometta dei tempi andati, forse non basta oggi che l’amore per la squadra si sposa con progetti ambiziosi. Allora ci vorrebbe un po’ di freddezza nel giudicare. La Roma da agosto a oggi ha perso soltanto due volte, con la Juventus e il Napoli giocando sul loro campo. Quando queste squadre, che vale la pena ricordare erano in partenza molto più accreditate della nostra Roma, sono venute all’Olimpico hanno perso. Giusto ricordare che quel Napoli è ancora abbondantemente dietro di noi in campionato e che, comunque, sul proprio campo ha battuto compagini che sono ai vertici europei come Borussia e Arsenal. Inoltre ci sta anche che la squadra possa avere una giornata storta, senza dimenticare che la squadra di Garcia è solo all’inizio e che sicuramente va rafforzata alla fine del campionato e che per fare il definitivo salto di qualità avrà bisogno di arruolare dei campioni.

Ma restiamo con i piedi per terra. Domani la Roma torna in campo, contro una buona squadra. Una partita da vincere sia per scacciare i fantasmi sia per non interrompere una corsa meravigliosa iniziata tra scetticismo e presagi di mediocrità in un agosto segnato da una sconfitta dolorosa. Guardiamo la classifica, l’anti Juve siamo noi e domani sera dobbiamo confermarlo. Poi ci sarà tempo per fare i bilanci, per muoverci sul mercato, per fare della Roma una squadra ancora più competitiva dell’attuale. Ben venga questa partita per smentire i gufi che da settembre attendono un nostro calo e anche per una valutazione più razionale di alcuni calciatori. È vero che in un campionato le somme si tirano soltanto alla fine ed è vero che ogni gara è un esame. Così adesso è inutile guardare indietro, a ciò che poteva accadere e non è successo. Guardiamo invece la classifica e alle potenziali che ancora ci sono per recitare un ruolo da protagonisti fino alla fine. Tutto il bello che abbiamo fin qui fatto non è naufragato in una sciagurata notte di Napoli. Va solo riconfermato domenica per domenica a partire dal primo appuntamento.

Lo scudetto è lontano ma non irraggiungibile, al secondo posto ci siamo noi ed è il Napoli che deve inseguire. Bastos che per molti è un oggetto misterioso non può essere giudicato per una partita. E la nostra freccia nera non sarà Cristiano Ronaldo ma turba i sonni di ogni allenatore che deve affrontare la Roma. Certo che di strada ne dobbiamo fare ancora. Ma se ieri non eravamo al livello delle migliori squadre europee, l’amore per la Roma ci aveva anche fatto pensare questo, oggi non siamo una compagine di brocchi. Così Destro rimane un ragazzo di buon livello, ma non può essere una rete fatta o sbagliata a farlo considerare un campione o un brocco. E inoltre non dimentichiamo mai il grande lavoro fatto da Garcia che ha rimesso in sesto una macchina a pezzi e che ha dato a questa squadra una solidità che non è venuta meno per una gara. Ben venga la Sampdoria, e ben venga ancor di più se diventerà la vittima sacrificale. Se la sua umiliazione calcistica servirà a rincuorare i cuori fragili di chi passa con troppa facilità dal trionfo allo sconforto.

Certamente quando si ama il cuore comanda sulla testa. Il tifoso rappresenta l’irrazionalità della passione sulla razionalità. Se così non fosse sarebbero mai giustificabili quei cori che hanno portato alla squalifica delle curve? Chi li ha fatti voleva danneggiare la Roma e i suoi abbonati? Certamente no. Purtroppo c’è un sistema che confonde lo sfottò con il razzismo becero. Che non comprende come il calcio sia un retaggio dell’Italia dei comuni per cui l’avversario è il più vicino a noi, non quello lontano. I severi censori del calcio dimenticano che la fortuna di questo sport è la passione che talvolta si esprime in forma spontanea e perfino volgare. Bisogna saper distinguere tra la violenza, da reprimere, e il tifo a volte sguaiato ma figlio della passione. Tra la presa in giro dell’avversario e il razzismo. Ma queste regole porteranno i giallorossi a fare a meno del caloroso incitamento dei tifosi più passionali. Speriamo che sentano quello silenzioso sella città. Di Roma che non può che essere giallorossa. Campo Testaccio è la nostra storia, il nuovo stadio il futuro. Il presente è questa gara. Che i simpatici genovesi accettino di essere sacrificati. Per noi è importante vincere per continuare a sognare nella rincorsa alla Juventus, per entrare in Europa. Poi a migliorare la nostra squadra ci penseremo i dirigenti della Roma quando dovranno stabilire nuovi traguardi ambiziosi. Adesso giochiamoci fino in fondo questa corsa. E dimentichiamo Napoli. Ne riparleremo quando andremo a giocarci tre punti. E in quella occasione speriamo Maradona abbia poco da ridere. Ma come dice Garcia, una cosa alla volta. Adesso tocca alla Sampdoria. C’è Napoli da dimenticare e una serata di qualche anno fa da vendicare. Giustizia sia fatta.

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