(E.Sisti) C’è qualcosa fra Roma e Napoli. Qualcosa di abbastanza spazioso per contenere due gol di differenza nel primo tempo e due gol di differenza nel secondo, a coronamento di una partita vibrante. La Roma s’è presa il primo tempo: segna due gol bellissimi (Gervinho e Strootman) e offre squarci di grande autorità. Il Napoli ha fatto suo il secondo: segna un gol fortunoso (autogol di De Sanctis) e uno stupendo (Mertens) e dà la sensazione di stare meglio, di aver dimenticato Bergamo. Ma non finisce 2-2. No. Perché c’è Gervinho. E Gervinho com’è noto va per conto suo, le sue partite non finiscono mai, corre come un disperato, attacca, difende persino. È un altro, penserà Wenger. O forse è semplicemente tornato se stesso. Non conosce ostacoli e non conosce stanchezza. Al 43′, quando sono più o meno tutti convinti che ormai i giochi siano fatti, Gervinho crede così tanto nei suoi compagni che parte come un razzo verso destra, scatenando il panico in mezzo Napoli, che ne ha ben donde. I suoi compagni, Florenzi e Destro, stavano inventando un mirabile duetto al limite dell’area avversaria, poi Florenzi si traveste da Totti e serve a Gervinho una palla che più perfetta e più tonda è impossibile immaginare: Gervinho, che ha già segnato l’1-0, chiude definitivamente un periodo della sua vita facendo dimenticare per sempre che ci fu un tempo in cui aveva paura della porta, non sapeva segnare, s’impappinava e faceva impazzire i suoi tifosi (all’Arsenal e anche con la Roma).
Così si chiude 3-2 in un finale degno di questa affascinante partita. Il Napoli ha perso ma è ancora in corsa. Ha segnato due gol in trasferta. Fra una settimana gli basterà vincere 1-0. Dicevamo del primo tempo: Roma sontuosa, di personalità. Aspetta che il Napoli si sfoghi, la attacchi e magari le metta anche un po’ paura. La Roma è matura e compatta, è più forte di testa e di gambe. Sfrutta una magia di Totti (un assist cieco come solo lui sa fare) per scuotere gli animi. Appena spedito da Garcia sulla destra, Gervinho raccoglie l’invito del capitano in leggero fuorigioco e con uno scavetto per saltare Reina manda i suoi sull’1-0 (13’). Il Napoli cerca di far finta che non sia successo niente, ma la sensazione è diametralmente opposta. Higuain è il più focoso e motivato dei suoi. Benitez s’arrabbia perché Bergonzi non ammonisce Castan. Ma la Roma è maestra nel rubar palla nei punti nevralgici: al 32′, appunto, palla rubata a centrocampo, e Strootman fa un gol da cineteca trovando l’angolo alto alla sinistra di Reina: 2-0.
Qualificazione archiviata? No. Nell’intervallo De Laurentiis va negli spogliatoi. Effetto benefico immediato. Insigne libera Higuain a fondo campo, cross sporcato da Benatia, De Sanctis se la butta dentro da solo. (2′). Il Napoli ritrova l’euforia, Ora c’è da spendere energie, la situazione può ancora evolvere, squadre lunghe, la Roma spreca tre occasioni per andare 3-1. Entrano Pjanic e Destro (per Nainggolan e Totti). Poi anche Florenzi. Nel Napoli c’è Mertens ed è subito cruciale: Benatia se lo perde, Castan nemmeno ci prova: gol capolavoro del belga (25′): 2-2. Alla Roma improvvisamente mancano i collegamenti interni (quelli esterni sono una conseguenza), ha quasi paura, palloni elementari diventano passaggi corti che innescano contropiedi avversari, mentre ogni volta che il Napoli si avvicina a De Sanctis sembra che possa far male. Poi Gervinho si prende la partita con Destro e Florenzi.
Bella partita davvero. E siamo solo a metà strada. Dalla Curva Sud nel primo tempo (e poi anche timidamente, tanto per non sfigurare, anche dalla Curva Nord) si leva l’ignobile coro: “Lavali col fuoco, Vesuvio, lavali col fuoco”. In arrivo chiusura?