(E. Sisti) – La Roma agita il derby di Torino. Vince a Bologna regalandosi un temporaneo — 6 dalla Juve e per l’ennesima settimana, a completare il quadro, costringe il Napoli a negarsi qualunque, ulteriore distrazione domani contro il Genoa. È una Roma paziente e potente, dotata di una luce sinistra (per gli altri), una Roma che aspetta, macina, tiene palla per un tempo infinito e così obbliga il Bologna a sfruttare quei pochi minuti che le restano a disposizione (non facile). Garcia scende in campo con un’inedita coppia di terzini (Taddei e Romagnoli), Maicon è infortunato, Dodò e Balzaretti sono un ricordo, Torosidis è incimurrito e Bastos, da esterno basso, non lo convince. Ma c’è anche una novità in mezzo, con Strootman che per la prima volta parte dalla panchina (di Totti out si sapeva).
Mancando l’olandese (che entrerà successivamente giocando mezzora alla sua maniera) De Rossi lavora per tre e Nainggolan gioca una partita tutta sua, variopinta, ricchissima e un po’ sregolata. Garcia aveva investito Destro di un nuovo ruolo guida: mi aspetto ancora di più da lui, aveva detto. Destro però va a intermittenza: colpisce un palo, segna un bel gol in fuorigioco, ma ogni tanto si ha quasi l’impressione che se non ci fossero tutte quelle telecamere intorno si metterebbe volentieri a mani conserte ad aspettare l’autobus che lo riporta a casa. La ciliegina sulla torta dei 50 anni del tecnico francese ce la mette così Nainggolan, proprio lui che per novanta minuti s’era proposto come un samurai e che al 37’ del primo tempo si è smarcato con i tempi giusti su un assist di Pjanic che brillava di luce propria. Prima rete in giallorosso per il belga.
A quel punto il Bologna si è accorto di non avere cartucce. Perez era squalificato, Diamanti se n’è andato. Gli altri fanno quello che possono. Nel primo tempo la velocità di Morleo aveva messo in difficoltà Taddei, ma il Bologna è pericoloso solo quando Destro rischia l’autogol (12’). Poi colpisce il palo (18’). È il primo acuto. I giallorossi hanno aumentato il ritmo. Il gol di Nainggolan è la naturale conseguenza del cambio di marcia. Nel secondo tempo il Bologna può fare solo una cosa: alzare il baricentro e provarci. Ma non ha quasi mai la palla fra i piedi. Il suo elemento più tonico, Morleo, è quasi sparito.
Davanti alla Roma si schiudono praterie. Gervinho, in serata di onnipresenza pazza, sfrutta male la propria velocità come spesso gli capita e quasi sempre va a sbattere contro esseri umani non vestiti come lui (però ha avuto il merito di servire Destro per il palo e Pjanic per l’assist a Nainggolan dell’1-0). Il Bologna ci prova, crossa, crossa, ma senza lucidità. L’unica occasione che matura è il colpo di testa di Mantovani al 28’. Taddei sbaglia il 2-0 al 30’: è convinto di angolare ma non lo fa (bravo Curci). Altri contropiedi sprecati subito dopo, Ljajic, egoista, Gervinho, caotico, Bastos, insicuro. Come contro la Lazio la Roma entra in area palla a terra sei o sette volte: ma non chiude. Ballardini chiede il miracolo al «romanista » Moscardelli. Il barbuto ragazzo sta quasi per riuscirci: dopo l’ultimo spreco di Bastos, serve Lazaros che di testa quasi pareggia a cinque secondi dalla fine. Fosse successo, oggi Garcia avrebbe festeggiato 100 anni.