(F. Monti) – Per fortuna erano amici. Nel gennaio 2007, Joseph Blatter era stato decisivo nel pilotare l’elezione di Michel Platini alla guida dell’Uefa. Ma da allora troppo è cambiato, nel modo di affrontare i problemi, perché i due possano ancora andare d’accordo. Il n. 1 del calcio mondiale, in carica dal giugno 1998, non ha ancora annunciato se ripresenterà la sua candidatura alla guida della Federcalcio mondiale nel 2015 (lo farà al congresso non elettivo di San Paolo, 10-11 giugno, prima che inizi la Coppa), ma ha già deciso di farlo e Platini, che in tanti spingono perché accetti la sfida planetaria, ieri, ad Astana, Kazakistan, dove si sta svolgendo il 38° congresso Uefa, ha detto: «Soltanto io posso sconfiggere Blatter», pur ribadendo che scioglierà la riserva soltanto in estate, dopo la conclusione del Mondiale brasiliano, in base all’esito degli «incontri con i responsabili delle federazioni europee».
Al momento l’unico candidato ufficiale resta Jerome Champagne, che non ha nessuna possibilità di successo, ma l’attesa è tutta intorno a Platini. Che ieri è stato durissimo nei confronti di Blatter parlando della proprietà dei giocatori da parte di terzi. Platini ha citato fondi e «società opache che hanno sede in paradisi fiscali e sono controllate da intermediari sconosciuti o da fondi di investimento. È una prassi che mi preoccupa molto e della quale non voglio più essere complice. Da anni ripeto che questa pratica, sempre più diffusa, rappresenta un pericolo per il calcio, ne danneggia l’immagine, è un pericolo serio anche per le finanze dei club e solleva addirittura interrogativi sulla dignità umana». E ha aggiunto: «Presidente Blatter, bisogna avere il coraggio di affrontare il problema. Ci sono giocatori che non controllano più le proprie carriere e vengono trasferiti ogni anno per generare introiti a beneficio di soggetti anonimi, il cui unico obiettivo è quello di creare un giro di denaro dal quale trarre profitti».
Riferimento esplicito alla vicenda Neymar, che è costata le dimissioni di Sandro Rosell da presidente del Barcellona e il rinvio a giudizio del club catalano. Per il cartellino del brasiliano sono stati pagati al Santos 17,1 milioni di euro. Altri 40, il Barcellona li ha versati alla «N&N», una società del padre e della madre del giocatore, estranea al Santos. Un recente studio commissionato dall’Eca, l’associazione dei club europei, all’ex a.d. dell’Inter, Ernesto Paolillo, e illustrato a Barcellona alla presenza del segretario dell’Uefa, Gianni Infantino, ha rilevato tutte le anomalie dei trasferimenti, comprese le commissioni per i procuratori. La guerra fredda fra Platini e Blatter si può ricondurre anche al via libera del congresso alla creazione della Nations League, alla quale parteciperanno le 54 nazionali dell’Uefa ripartite in quattro divisioni, che si giocherà negli anni dispari, quelli liberi da Mondiali ed Europei. L’obiettivo è quello di eliminare gran parte delle amichevoli e assegnare un posto a Euro 2020 con una «final four» nel 2019. Così Platini: «Dobbiamo tornare alle nostre radici, agli obiettivi di chi, 60 anni fa, creò l’Uefa: far crescere il calcio in tutto il continente e fare in modo che più persone possibili possano trarre vantaggio dal pallone nella società. Per questo a chi parla di boicottare il Mondiale 2018 a Mosca dico: non rompete le scatole».