La norma sulla discriminazione territoriale, cosi’ come e’ applicata, non va bene. Difetta di interpretazione su almeno tre punti secondo l’Alta Corte del Coni, che dietro ricorso della Roma ha rispedito la norma alla Figc in attesa di modifiche. “Faremo delle valutazioni, ma solo a fine stagione”, assicura il numero uno della Federcalcio, Giancarlo Abete, per evitare che venga falsato il campionato con un cambiamento in corsa che tuttavia gia’ c’era stato dietro richiesta di Galliani e del Milan, ricorso da cui nacque la famosa “condizionale” di un anno. Va chiarito che, quello dell’Alta Corte del Coni, altro non e’ che un parere.
Se ne discutera’ al prossimo Consiglio federale di venerdi’ anche se il tema e’ stato gia’ oggetto di discussione oggi in Giunta al Foro Italico, con un Giovanni Malago’ piuttosto acuto nel ribadire quello che era stato un suo cavallo di battaglia fin dall’emergere del problema. “Non si puo’ fare discriminazione nella discriminazione”, sintetizza il numero uno del Coni. Giallorosso fin nel midollo, ma qui il tifo non c’entra: “L’Alta Corte del Coni e’ stata esplicita nel dire che la norma sulla discriminazione territoriale, cosi’ com’e’, non e’ chiara, o quantomeno non e’ interpretata bene”, spiega Malago’, che poi avverte: “Io oggi ho fatto solo da ambasciatore, ma su un tema sono d’accordissimo: non si riesce a capire perche’ alcuni cori sono puniti con la discriminazione territoriale e altri no. Io ho sempre detto che non possiamo fare discriminazione nella discriminazione ma qui se ne e’ fatta diversa e non lo capisco. Se si puniscono gli insulti ai cittadini di Napoli e’ giusto anche punire le offese a tutte le altre citta’. E’ un fatto di buonsenso e faccio fatica a capire come uno non se ne renda conto”
Nelle riflessioni dell’Alta Corte anche la competizione in cui scontare la pena, perche’ ai giudici dell’organo presenziato da Franco Frattini non e’ piaciuto il fatto che la Roma abbia scontato i due turni con le curve chiuse in campionato laddove la sanzione era relativa a cori avvenuti in Coppa Italia. “Approfondiremo i contenuti collegati a questo suggerimento e naturalmente faremo una riflessione al termine della stagione sportiva”, conferma Abete a margine di una Giunta con tanta carne al fuoco. Oltre a ulteriori riflessioni sulla possibile decadenza di Lotito da consigliere federale e presidente della Lazio, a causa di una sentenza penale, infatti, si e’ anche parlato dell’internal audit promosso dalla Coni Servizi per fare chiarezza sui conti della Federnuoto. La vicenda e’ nota: sul tavolo la comunicazione che a inizio febbraio il Coni aveva inoltrato alla Procura di Roma con l’ipotesi di “truffa aggravata” da parte della Fin per via di presunti doppi finanziamenti pubblici nell’ambito dei mondiali di Nuoto di Roma 2009. Ma alle previste cannonate si e’ sostituita la diplomazia, con Malago’ che oggi ha smorzato i toni sottolineando che quella inviata a piazzale Clodio “era semplicemente un’informativa e io non ho mai fatto nessuna riflessione aggiuntiva o dato giudizi di merito in una direzione o l’altra. Non e’ la mia posizione, qui e’ il Coni”.
Malago’ ha anche rivelato che “in Giunta abbiamo chiarito e mi sento di dirlo anche per conto di Barelli. C’e’ l’auspicio che la situazione venga chiarita al piu’ breve tempo possibile, perche’ il mondo dello sport non puo’ accettare spaccature”. Spettera’ alla Procura fare il suo corso, ma in Consiglio federale e’ attesa la relazione del numero uno Fin e la questione non sembra finire qui. Intanto, dopo i Giochi di Sochi, Malago‘ e’ tornato a parlare di una possibile candidatura per l’Olimpiade 2024, per la quale il numero uno del Coni chiede pazienza per capire l’evolversi del governo Renzi. “Il nostro sogno e’ portare avanti la candidatura olimpica – ha spiegato Malago‘ – ma abbiamo ancora 18 mesi fino all’estate 2015 e possiamo aspettare. Qui spesso cambiano le carte in tavola a cominciare dall’esecutivo, sono molto realista”. La domanda di Malago’ e’ semplice: “Ci andremo con Renzi fino al 2018 o a maggio 2015 si torna a votare?”. Si prende tempo ed e’ chiaro l’obiettivo: evitare il rischio di dietrofront stile Roma 2020.
Fonte: Agi