(M.Cecchini) – Mentre affonda i tacchetti nell’erba umida alla spagnola, chissà se la memoria gli ripropone il rosario di gol che è stato sgranato tra queste linee di gesso. Certo, il Calderon non è il Santiago Bernabeu; in questo spicchio di Madrid in mano ai colchoneros — materassai, dal colore delle maglie — gli dèi del pallone non si sono divertiti a riversare il meglio della storia del calcio, ma Mattia Destro è ragazzo che pensa più al presente e al futuro che alle fotografie ingiallite. La sua storia è adesso. Da costruire, magari, guardando ai modelli del passato.
Top player D’altronde, visto che l’Italia di Prandelli è appesa alle lune bizzose di Balotelli e Osvaldo, l’attaccante della Roma sa che gli azzurri in Brasile potrebbero avere bisogno di lui, e così si prepara coscienziosamente a giocare stasera anche solo spiccioli di minuti. Quelli che potrebbero valergli il passaporto mondiale perché, dopo questa amichevole, il commissario tecnico avrà solo test fisici a sua disposizione — oltre che i verdetti del campionato — per fare le scelte definitive. «Andare al Mondiale sarebbe il mio sogno», ha detto più volte Mattia. E allora, durante l’allenamento di rifinitura, il ragazzo sembra respirare l’aria del Calderon quasi per cercare energia. Perché questo è uno stadio da belve del gol, dove in anni recenti hanno scorrazzato i vari Vieri, Torres e Aguero fino ad arrivare al leone rivale di questa sera, quel Diego Costa che proprio stasera, davanti alla sua gente, farà l’esordio con la maglia della Spagna. Destro lo sa: tutta questa manciata di attaccanti che abbiamo nominato sono il prototipo del centravanti da almeno venti gol a stagione che i tifosi della Roma sognano. Come dire: Mattia è bravo, ma quando arriveremo in Champions servirà altro. Proprio vero?
Sfida Juve Una cosa è certa: ad inizio stagione — quando Destro era circondato dagli spettri di un recupero tormentato, dopo l’infortunio del gennaio 2013 — nessuno si sarebbe aspettato che l’attaccante giallorosso si sarebbe ritrovato pochi mesi più tardi a giocarsi le sue chance mondiali in un contesto così nobile, andando addirittura a rappresentare l’unico baluardo di romanismo in una Nazionale a trazione juventinomilanista che, oltre a De Rossi, fino a poco fa annoverava pure Balzaretti e Florenzi. Ma questi non sono giorni di ricordi. Adesso c’è un futuro da conquistare e Destro ha in mano le chiavi per aprire un forziere inaspettatamente pieno. Il Brasile all’improvviso, da questa notte di Madrid, non è poi così lontano.