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IL MESSAGGERO Roma, scatto verso il futuro

Destro

(U. Trani) Garcia si piazza a quota 70 punti e spinge la Roma verso la Champions: il secondo posto, anche grazie alla migliore differenza reti negli scontri diretti con il Napoli terzo (a -6, con la Juve a + 11), sembra quasi al sicuro, anche perché mercoledì, con gli 82 minuti da recuperare contro il Parma all’ Olimpico, il traguardo può essere ancora più vicino. Il successo di Reggio Emilia, dunque, vale soprattutto per la classifica. I giallorossi, accompagnati qui da cinquemila tifosi, ottengono il massimo andando al minimo, proprio per preservare le energie per la sfida infrasettimanale contro la squadra di Donadoni: il 2 a 0 contro il Sassuolo è semplice e ovviamente meritato. Anche se è l’ora di pranzo, nessuna abbuffata contro la peggior difesa (61 gol subiti). Senza sudare, nonostante il sole scaldi la pianura e quindi il Mapei stadium, arriva la ventunesima vittoria di questo campionato da record, la quarta di fila e la ventiquattresima stagionale se si sommano anche le tre in Coppa Italia.

DOPPIA CIFRA Decisivo per dare subito un senso alla trasferta in Emilia è ancora Destro che sblocca la partita e segna la decima rete del torneo, la quarta consecutiva, avendo sempre fatto centro nelle ultime quattro partite. Rispetto alle tre gare che hanno preceduto questa contro il Sassuolo, il centravanti è stato separato da Totti, ma il risultato personale (e di gruppo) non è cambiato. Garcia gli ha dato il ruolo di prima punta nel tridente e in mezzo a Florenzi e Gervinho. Dopo un recupero di Mendes che gli ha sfilato il pallone proprio davanti a Pegolo, a due metri dalla linea di porta, Destro ha sfruttato l’imbucata di Nainggolan e ha chiuso l’azione con un cucchiaino davanti al portiere avversario (16′). Di Francesco paga l’errore di Missiroli che regala il pallone al belga.

BLACK OUT DELL’ARBITRO La Roma, una volta in vantaggio, gestisce l’incontro. Come fanno le grandi squadre. Il Sassuolo, con il suo 4-3-3 fragile in difesa e a centrocampo, non deve più subire l’assalto dei giallorossi che si fermano, accontentandosi di quel gol che rende ormai agevole il viaggio. Di Francesco riceve, però, poco dall’indisciplinato Berardi, semplice per Romagnoli annullarlo, e anche da Floccari, incapace di far salire i compagni. A centrocampo i giallorossi si limitano al possesso palla e abbassano il ritmo. E, dopo una ventina diminuti, finiscono le emozioni. L’unico momento da ricordare è purtroppo l’ennesima gaffe di Rizzoli (davanti al designatore Braschi) che rappresenterà l’Italia al mondiale. Sansone cade in area, ma non è Benatia a fare fallo (35′). L’arbitro bolognese è ben piazzato e non interviene. Lo chiama,però, il collaboratore Peruzzo, giudice di porta: per lui è rigore. Rizzoli gli dà inizialmente retta e indica il dischetto. Poi, pressato da De Sanctis e Benatia, va a parlare con Peruzzo e convoca a seguire Sansone che confessa di essere scivolato. Niente più rigore, dopo quattro lunghissimi minuti di trattative. Figuraccia internazionale per l’architetto di Bologna che l’Associazione italiana arbitri non dovrebbe fare imbarcare per Rio. Rizzoli, per la cronaca, è quello che negò il rigore al Torino del derby di ritorno: fallo solare di Pirlo su El Kaddouri. Stavolta almeno non sbaglia la decisione finale, ma non ha personalità e si vede.

PANCHINA D’ORO Di Francesco, nella ripresa, fa uscire Biondini e inserisce Zaza: per l’ultima mezz’ora sceglie il 4- 2-4 che però non gli impedirà di perdere per l’undicesima volta in casa (la ventesima del torneo). Dentro pure Masucci e Farias, il più ispirato, rispettivamente per Floccari e Berardi. De Sanctis chiude però la porta per la diciannovesima volta, bloccando un tiro di Cannavaro prima del secondo gol della Roma che nasce in panchina: Taddei ruba palla a Mendes e Totti regala, a occhi chiusi, la vetrina a Bastos (51′): il brasiliano è il sedicesimo marcatore giallorosso della stagione e realizza il gol numero 4000 della Roma in campionato. I tre che chiudono, a fine recupero, la gara sono entrati in corsa: fuori Pjanic, Destro e Gervinho. Il gruppo fa la forza.

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