(G. Caccamo) Punti buttati alle ortiche i 3 persi ieri sera al San Paolo, dopo una partita dominata ma mai caratterizzata da giocate decisive.Poche altre volte in questo campionato Garcia ha così fortemente modificato uomini e schema di gioco come ieri sera, immaginando probabilmente di rispondere alla verve e determinazione napoletana con una formazione molto agile, mobile e concentrata anche e forse sopratutto in chiave difensiva.
Il 4-2-3-1 iniziale giallorosso produce immediate palle gol anche se con l’infortunio di Strootman la Roma ridisegna il suo assetto e continua nel suo controllo dello svolgimento della gara subendo comunque randellate a tutto spiano da parte di Hamsik e compagni. Vademecum per l’ottimo primo tempo romanista: pressing deciso con continui raddoppi di marcaturta, ogni possibilile passaggio utile avversario sporcato o fatto affrettare, possesso palla ordinato ma rapido, uno massimo due tocchi e appoggio sicuro al compagno in movimento, improvvisi passaggi filtranti per le punte e per gli inserimenti dei centrocampisti. La ripresa si dipana sulla falsariga del primo tempo, controllo e gestione palla vengono interrotti solo dalle occasioni napoletane ottenute su di un break forse falloso.
La partita sembra addormentarsi a tal punto che la stessa tensione degli uomini di Garcia va affievolendosi; il Napoli non sembra avere forza e coraggio per portare molti uomini nelle azioni di attacco, sembra intimorito dalla forza e dal palleggio romanista, aspetta con attenzione i segnali del cedimento di concentrazione che potrebbe avvenire tra le fila avversarie: proprio quei segnali di troppa sufficenza non sono stati così evidenti forse da indurre Garcia a dare o con dei cambi appropriati o con modifiche di modulo, la sferzata, la secchiata di acqua fredda capace di mantenere concentrazione sino alla fine.
Paga così carissimo la doppia distrazione la Roma: un cross facile facile, un colpo di testa in assoluta libertà, fotocopia degli stessi errori di altri gol subiti col Napoli in questa stagione. Rabbia e delusione per una sconfitta immeritata per volume e qualità di gioco, meritata perché tensione e attenzione devono essere portati sino alla fine.