(M.Bianchini) Oggi è un giorno storico per le diatribe sorte intorno al mondo del calcio sulle punizioni da infliggere alle tifoserie che non hanno rispettato le norme disposte dalla giustizia sportiva.
Considerata la grave carenza in tutti i sensi di queste norme, finalmente lo Stato ha deciso di intervenire con le sue leggi precise e inequivocabili che hanno il sapore di cocente smentita. È anche una piccola vittoria del “Romanista”, unico quotidiano in Italia ad invocare l’intervento della nostra Magistratura a dirimere con maggiore oculatezza il problema degli stadi chiusi e degli striscioni offensivi, sul numero uscito il 16 febbraio. In quel giorno pubblicammo in dettaglio gli articoli di legge totalmente ignorati dal governo del calcio il quale ha ricevuto dall’Ordine costituito uno schiaffo che significa pure un severo ammonimento.
Non poteva passare impunita la vergogna degli striscioni esposti allo Juventus Stadium contenenti crudeli insulti ai morti di Superga , puniti con 25 mila euro di multa dai giudici sportivi. Di contro, questi signori disposero la serrata di curve e distinti della Roma per i cori di supposta violazione alla norma contro la “discriminazione territoriale”. Lampante, anzi osceno il criterio dei due pesi e due misure , specialmente considerando che sul piatto della bilancia gravano i poveri morti del grande Torino, vilipesi in uno stadio che avrebbe dovuto essere punito con la chiusura totale. A colmare il tradimento al pudore, è intervenuta la Digos che ha denunciato tre tifosi della Juventus: un ventiquattrenne di Forlì, un trentasettenne del pavese e un diciannovenne di Varese. Ad essi è stata notificata una denuncia per la violazione della legge che prevede il divieto “di introduzione ed esposizione di striscioni e cartelli che incitino alla violenza o che contengano ingiurie o minacce”.
Per la prima volta in Italia si è proceduto all’applicazione della legge nell’ambito della tifoseria calcistica. Essa prevede la reclusione da tre mesi a un anno. Nei confronti dei denunciati è stato disposto il divieto d’accesso nei luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive per la durata di due anni. L’episodio viene a costituire un precedente di cui dovrà tenerne conto il “Palazzo”, impegnato a decidere ordinanze punitive in contrasto con quelle della vera giustizia contro i coristi e gli sbandieratori di striscioni , a danno della gente onesta. Come avvenuto pochi giorni fa a Dortmund, quando un tifoso per aver offeso un minuto di silenzio con il saluto nazista fu interdetto per sei anni dagli stadi tedeschi, ora pare che anche lo Stato italiano abbia deciso di osservare la stessa linea.
Potrebbe aprirsi un clamoroso capitolo del tutto inedito per i maldestri governati del calcio, invitati indirettamente ad una osservanza più aderente alle norme costituzionali. L’applicazione della legge dello Stato ha annullato e smentito di fatto i dirigenti calcistici con la denuncia dei colpevoli, lasciando in pace chi è esente da colpe. D’ora in avanti occorrerà meditare sulla legittimità della chiusura delle curve. Anche in questo caso, come avvenuto per gli striscioni di Superga, la giustizia sportiva rischia di essere ancora sconfessata dallo Stato che fa pagare i responsabili, non chiude le curve e non ammucchia tutti nella colpa.