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IL ROMANISTA Totti: “La Champions e poi…”

Totti

(Il Romanista) – L’importanza dell’arrivo di Garcia, il recupero di De Rossi ai massimi livelli, la lotta spalla a spalla con la Juventus. Ci sono molti dei temi di questa fantastica stagione romanista nell’intervista rilasciata da Francesco Totti al francese diesefoot.fr, con uno sguardo anche al futuro, ovvero al mondiale e a quando (si spera tra tantissimo) smetterà di giocare.

Francesco, la Roma oggi dà l’impressione di una squadra che ha le idee chiare… Sì, il club sta lavorando bene, è molto importante. Ciò significa che possiamo guardare al futuro con fiducia. Viviamo un momento culminante e dobbiamo cercare di continuare su questa strada. Abbiamo dimostrato che possiamo competere con tutti e non abbiamo paura di nessuno. Con il duro lavoro i risultati arriveranno.

Il cambio è legato all’arrivo di un allenatore come Rudi Garcia? Garcia è stato in grado di comprendere il contesto locale. Ha studiato la situazione, è arrivato in un momento molto delicato. Sappiamo tutti che la Roma aveva vissuto momenti difficili. I risultati erano attesi e all’interno del gruppo non c’era molta fiducia. E’ stato bravo a identificare rapidamente i problemi. Garcia ha ricostruito. I giocatori hanno un sacco di rispetto per lui. Non è facile per un allenatore francese che deve imparare la lingua, parlare con i giocatori. In Italia, non era conosciuto. Ora, tutti ce lo invidiano.

Come aspettavi il suo arrivo la scorsa estate? Quando è stato scelto, temevo che fosse un’altra scommessa rischiosa. Siamo andati alla ricerca di un allenatore in Francia, Lille, mentre avevamo bisogno di certezze. Ma quando Garcia è arrivato qui, ha avuto un approccio particolare. Lui è diretto con tutti. Tutti conoscono le sue idee, dal più giovane al più anziano giocatore come me! Non fa alcuna differenza. Questo è importante.

E’ riuscito persino a motivare e recuperare Daniele De Rossi, che era pronto ad andare via. Daniele è importante per noi. Lui è un giocatore della Nazionale, non possiamo discutere il suo valore. Poi, ognuno di noi ha alti e bassi nella sua carriera. Ma il suo entusiasmo e impegno per la Roma sembrano essere chiari. E sappiamo che per un giocatore romano, giocare con questa maglia ha un significato speciale.

Nel suo libro “Tutte le strade portano a Roma”, Rudi Garcia dice che durante l’ultimo ritiro in estate tu e lui avete fatto una cena con tutta la squadra, ed è in questo momento che il gruppo è nato. È vero? Ci sono momenti significativi della vita di una squadra. Alcune situazioni, alcuni dettagli possono fare la differenza. Era importante cominciare bene dopo le stagioni difficili che avevamo sperimentato nel corso degli ultimi due anni. Doveva dimostrare che eravamo uniti, senza ripetere gli errori. In questo senso, la cena può aver aiutato.

Circa le ultime due stagioni, cosa non ha funzionato con Zdenek Zeman?Mi dispiace per Zeman e come tutto sia finito. La colpa è di tutti, giocatori e allenatori. Forse più giocatori, perché non facevamo quello che aveva chiesto, abbiamo anche fatto il contrario.

Quanto lontano può andare questa Roma? Non ci poniamo limiti. In ogni caso, il nostro obiettivo è quello di qualificarci per la prossima Champions League. Tutto può succedere in aggiunta, ma non voglio dire di più!

C’è differenza tra la Juventus e voi? La Coppa Italia ha dimostrato di no. E anche se è andata male in campionato, penso che la differenza non è così evidente come indica il punteggio. Abbiamo ottenuto 44 punti nel girone d’andata (un record per la Roma, ndr). Il club ha preso nellla finestra di mercato invernale due giocatori come Radja Nainggolan e Michel Bastos. Questo è un segnale forte. Ciò significa che il club è più massiccio e più rispettato. E, soprattutto, che i giocatori vogliono venire a Roma.

Gervinho è il nuovo beniamino dei tifosi? Si tratta di un personaggio straordinario, possiamo solo amarlo! Lo conoscevo già quando ha giocato per l’Arsenal, ma adesso io gioco con lui, sono impressionato dalla sua forza. È capace di un gioco di gambe delizioso.

Parliamo del tuo futuro… Ho sempre detto che giocherò fin quando mi sento in forma. Il sogno di giocare tutta la mia carriera sempre nella stessa maglia è stato uno dei miei obiettivi. Sono sempre stato un tifoso della Roma. Oltre alla vittoria della Coppa del Mondo nel 2006, il mio ricordo più bello è il titolo nel 2000-2001, quando ho indossato la fascia di capitano al braccio. E’ stato un orgoglio personale.

La Roma è stata una scelta di cuore fin dall’infanzia? A casa, tutti sono sempre stati dei tifosi Roma! Quando ho giocato con la Lodigiani un giorno il presidente di questo piccolo club ha chiamato i miei genitori, Roma e Lazio mi volevano. Mia madre non ha esitato a lungo: lei ha scelto la Roma. Ed era la Roma!

Il Real Madrid ha a lungo cercato di prenderti? Questo è vero. Ho sempre ammirato il Real Madrid. Può lusingare quando uno dei club più prestigiosi del mondo ti desidera. Quando abbiamo giocato al Bernabeu nel 2002 e vinto con il mio gol, sentivo grande orgoglio. Se avessi lasciato Roma, sicuramente avrei vinto di più: campionati, coppe, forse il Pallone d’Oro. Ma io sono felice di essere rimasto nella mia squadra del cuore.

Un giorno hai detto che non avresti mai potuto fare l’allenatore perché sei troppo buono. È vero? Sì! Ho difficoltà a fare scelte tra i giocatori. Forse avrei potuto concentrarmi sui bambini con i quali mi sento sempre bene. Non lo so, io ancora non voglio decidere.

Il Mondiale. Cesare Prandelli ti chiamerà? Non lo so. La maglia dell’Italia è sempre una fonte evidente di orgoglio, ma credo che Prandelli ha già fatto la sua scelta. Nel peggiore dei casi, andrò in Brasile in vacanza!

Cosa ne pensi di questa Nazionale? Mi piace, ha mostrato di avere un buon gruppo. A Euro 2012, abbiamo dimostrato che siamo stati in grado di offrire una qualità e uno stile. Peccato per la finale. La Spagna è sempre una squadra di campioni e non era facile da battere. Sono fiducioso, comunque. Prandelli ha fatto un buon lavoro ed i risultati ci sono.

Altri favoriti, secondo te? Sempre la stessa! Il Brasile, perché è il paese ospitante. Poi Argentina, Germania e noi. E la Francia? Ha un allenatore che conosce il calcio e ha riacquistato un po’ di spirito dopo la qualificazione inaspettata contro l’Ucraina. La Francia potrebbe essere la sorpresa e, inoltre, ha giocatori come Karim Benzema e Franck Ribery, sempre capaci di colpi di genio.

Al di là del calcio, quali sono le tue passioni? La famiglia, i miei figli Cristian e Chanel. Cerco di stare con loro il più possibile. Li prendo a scuola, io sono una persona semplice. Mi piace giocare a burraco e a biliardo. Mi piace anche il tennis, i viaggi…

Per concludere, cosa dici ai molti tifosi francesi che ti adorano? Sono lieto che mi seguano e li ringrazio. Il campionato francese è sempre più emozionante. E Parigi è una città meravigliosa!

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