(A. Serafini) – La storia si ripete, anche se questa volta la posta in palio sarà molto più alta. La sfida di campionato tra Napoli e Roma in programma domenica al San Paolo registrerà il quarto e ultimo confronto stagionale tra le due formazioni, un passo decisivo verso la conquista del secondo posto in classifica. Abbandonato il sogno di mantenere il passo della Juventus capolista, il traguardo verso il secondo gradino del podio diventa fondamentale anche in ottica della prossima stagione.
Conquistare la Champions League passando dalla porta principale permetterebbe una programmazione meno complicata, perché colloca il primo impegno ufficiale a fine agosto, facilitando la gestione della preparazione estiva per squadra ed allenatore. Il terzo posto in classifica chiamerebbe invece l’incubo dei preliminari, da disputare intorno alla metà di agosto, quando spesso i giochi del mercato sono ancora in totale evoluzione. Una differenza sostanziale che in modo particolare coinvolge le società, perché a livello di entrate economiche la differenza si nota. E Tanto.
La battaglia per assicurarsi un passaggio diretto alla fase a gironi della coppa vale come minimo 20 milioni di euro, una cifra che può anche raddoppiare in caso di qualificazione alla fase ad eliminazione diretta. Solo la squadra campione d’Italia vanta un ulteriore premio di circa 4,5 milioni, che la Uefa garantisce a chi accede alla Champions dopo il primato ottenuto in campionato. Discorso diverso per la squadra che sarebbe costretta ad affrontare lo spareggio: oltre alla possibilità elevata di affrontare un avversario di livello (se i campionati europei finissero oggi oggi la terza classificata in Italia correrebbe il rischio di affrontare una tra Manchester City, Shalke 04, Athletic Bilbao, Feyenoord o Vitesse), lo sbarco nel girone varrebbe comunque qualche milione in meno (circa 12 ). Poi i criteri sono soggetti a numerose variazioni: punti conquistati nel girone, numero di vittorie, e numero delle squadre dello stesso paese finite nei gironi di eliminazione. Il famoso market-pool: praticamente la quota dipendente dal mercato televisivo del Paese di riferimento, che l’Italia può vantare paradossalmente tra i più elevati in Europa
Un meccanismo in grado di poter anche raddoppiare gli introiti dei club nostrani, considerando che i capitali a disposizione aumentano al diminuire delle squadre di uno stesso Paese presenti nella competizione. Provare a calcolare una cifra esatta rimane comunque impossibile, considerando che i ricavi dipendono inevitabilmente anche dalle prestazioni sportive durante lo svolgimento della Champions League. I premi Uefa, poi, si compongono di una parte fissa (8,6 milioni per la partecipazione ai gruppi), di una variabile (1 milione a vittoria, 500 mila euro a pareggio, 3,5 milioni per la qualificazione agli ottavi e così via fino ai 10,5 milioni per il successo finale) da aggiungere inoltre ai possibili grandi incassi del botteghino (se dovessero profilarsi incontri di cartello) e ulteriori bonus concordati con gli sponsor del club.
A Trigoria quindi la priorità di tornare in Europa assume più i contorni di una vera e propria necessità, dettata ulteriormente dal biennio fallimentare che ha accompagnato l’approdo della nuova proprietà americana. I piani concordati dal presidente Pallotta hanno subito un notevole ritardo sulla tabella di marcia, ma potrebbero riprendere gradualmente il percorso stabilito all’inizio dell’avventura in giallorosso con un bel bottino da utilizzare per coprire i costi di gestione o per aumentare le risorse di investimento sul mercato. La presentazione imminente del progetto dello stadio e la possibilità di usufruire di un bacino d’utenza importante come quello romanista sono gli aspetti principali su cui la proprietà americana si è soffermata maggiormente prima di tentare il salto nel calcio di casa nostra. E il momento ora sembra essere arrivato.