(E.Menghi) Prima lo scudetto era tabù, poi sogno e infine disinganno. Adesso il secondo posto è una certezza per Garcia, che non crede possa essere messa in discussione dal Napoli, nonostante i soli tre punti di distacco (in attesa del recupero di Roma-Parma) e l’uscita degli azzurri dall’Europa League.
Rudi è spavaldo e, quando gli presentano il conto dei preliminari con il Lille, alza la testa e reagisce d’istinto: «Noi arriveremo direttamente in Champions. Aver vissuto quell’esperienza per me è un vantaggio, ma non mi servirà».
La seconda piazza è una meta obbligata per i giallorossi, che oggi a Verona inaugurano un ciclo di cinque partite in due settimane: «Voglio che tutti all’interno della squadra siano concentrati sul finale di campionato. Non pensiamo alle cessioni o agli acquisti, pensiamo solo al campo». Lui si preoccuperà della gestione dei giocatori e, in particolare, di Totti: «L’avete visto tutti: non solo è tornato, ma è tornato in grande forma, fisica e mentale. Non è una novità se dico che non può giocare 90 minuti per 5 volte di fila in 15 giorni, ma oggi importa vincere con il Chievo, poi vedremo».
Tutti hanno visto, ma Prandelli non si è convinto che Francesco sia nella condizione ideale per giocare un Mondiale e Garcia ha speso due parole per il suo capitano, spingendolo verso Rio: «Se andasse in Brasile sarebbe bello per lui e per la Roma. Ora conta solo che giochi come con l’Udinese e che stia bene sul piano fisico. Poi ci sarà la scelta del ct, solo lui può decidere».
Cesare appunta l’ennesimo consiglio e Rudi spera di avere davvero un Totti formato Mondiale per l’ultima tranche di stagione. Perché aggiunge tanto alla squadra: «Francesco può fare tanti assist e segnare». Mettergli accanto Destro «è una soluzione che ha funzionato bene nell’ultima partita. In futuro dipenderà da quello che voglio mettere in campo, dagli equilibri della squadra, dalla forza e dalle debolezze dell’avversario. Ma se giocano entrambi dall’inizio, abbiamo bisogno di segnare un gol negli ultimi minuti e sono stanchi, può essere un problema». Il dilemma è nato a inizio stagione e soltanto in due occasioni è stato sciolto in favore della convivenza tra due giocatori che differiscono in un’infinità di cose, ma che insieme modificano le caratteristiche di una squadra plasmata per non dare punti di riferimento.
Gervinho è l’incarnazione delle idee di Garcia ed è un «unicum» a cui fatica a rinunciare: «Se ho la fortuna di avere due giocatori simili posso fare delle scelte, ma quando ce n’è solo uno di questo profilo, è normale andare avanti così, se le cose funzionano». Opposta la situazione di Ljajic, titolare solo 12 volte in questo campionato: «Ma non esiste un caso Ljajic – giura il francese in conferenza stampa, la prima tradotta nel linguaggio dei segni –. Ha già dimostrato di essere decisivo ed è quello che mi aspetto dai miei attaccanti. Sono tutti importanti».
Rudi guida la truppa con la valigia in mano: «È sempre pronta, perché nel calcio può succedere di tutto. Io spero di restare qui a lungo. Sono entrato nel nuovo stadio del Lille dopo 5 anni, vedremo se succederà anche qui». Non è detto che debba andar lontano per disfare la valigia.