(A.Austini) Dieci partner americani e il supporto delle banche per costruire lo stadio dei sogni. Il progetto della Roma da 1 miliardo di euro – 300 milioni per l’impianto il resto per le infrastrutture – coinvolge fondi d’investimento e aziende leader nei rispettivi settori.
Dieci, appunto, sono le società citate da Pallotta e Zanzi durante la presentazione al Campidoglio di mercoledì. Partendo dai colossi già al fianco del club, la Disney e Nike, passando per l’advisor finanziario Goldman Sachs, il fondo CAA Sports Invest e il nuovo socio entrato nel consorzio costituito in Delaware che controlla indirettamente il club: lo Starwood Capital Group ha acquistato una quota di minoranza dell’As Roma Spv LLC nell’ambito di una partnership che lo vedrà protagonista nel progetto di Tor di Valle. Un affare che non riguarda in modo diretto né As Roma, né la sua controllante e quindi sfugge alle «verifiche» della Consob.
Capital è un colosso del «real estate» che gestisce asset per 33 miliardi di dollari e ha nel proprio portafoglio immobiliare quote in alberghi, palazzi per uffici, terreni industriali, complessi residenziali, centri commerciali e anche in società di gestione di campi da golf. Al ricchissimo fondo non interessa la Roma in sé, ma partecipare alla costruzione e alla gestione di varie attività collaterali allo stadio previste nel «business district». Un albergo ad esempio. O i 3/4 ristoranti a tema – uno accanto ai campi d’allenamento da cui si potrà assistere alle sedute – oltre ai 245 punti vendita della zona commerciale.
Per contare fino a dieci partner Pallotta ha accolto a bordo anche la Aeg, la società che si occupa di intrattenimento e porterà eventi extracalcistici nell’impianto: l’idea è di utilizzare lo stadio per 200 giorni all’anno, aggiungendo concerti e convegni alle partite. Legends si occuperà invece delle aree premium e della biglietteria, oltre a contribuire alla ricerca già avviata da Raptor di uno sponsor che pagherà i diritti per il nome dello stadio. A Icss spetteranno gli innovativi servizi di sicurezza, a QQ quelli di segreteria, le analisi finanziarie invece a Csl analysis. Il «project financing» che dovrà essere approvato dal Comune nel primo step delle autorizzazioni prevede anche prestiti da diverse banche internazionali. A quanto pare non Unicredit, che si è defilata.
Solo soldi privati, insomma, e un pool di dieci partner made in Usa per rendere l’impianto il più moderno e funzionale possibile. Lo stesso numero di «soci» è stato annunciato da Baldissoni e Pannes nell’incontro con i sindacati che mercoledì ha preceduto di un’ora la presentazione con il sindaco. Il dg, il braccio destro di Pallotta e un tecnico di Parsitalia hanno incontrato i rappresentanti di Cgil (Eugenio Stanziale), Cisl (Mario Bertone), Uil (Pierpaolo Bombardieri) e Ugl (Cristian Leggeri), ai quali hanno annunciato che quando l’impianto sarà a regime darà lavoro a circa mille persone. Ai sindacalisti è stata illustrata la «joint venture» alla base del piano finanziario ed è stata assicurata l’attenzione che verrà posta al tema del rispetto della sicurezza sul lavoro durante le opere di costruzione. Parnasi ne appalterà una parte: non è sfuggita la presenza dei fratelli Toti in Campidoglio. L’apertura è totale, d’altronde, come ha ricordato Pannes, in America i sindacati (a cui è iscritto) partecipano ai fondi d’investimento e anche in questo caso daranno il loro contributo.
Pallotta è ripartito per l’America giovedì, convinto di aver colto nel segno. «Non ho alcun motivo – ha spiegato prima di salire sul jet a Ciampino – per credere che non verranno rispettate le tempistiche previste dagli iter burocratici. Tornerò a maggio per alcuni incontri già programmati». Quel giorno si augura di trovare il progetto già allo studio del Comune. E una Roma in Champions.