(F.Ferrazza/M.Pinci) «Arriva un momento nella vita in cui non rimane altro da fare che percorrere la propria strada fino in fondo».
La convinzione dello scrittore Sergio Bambarén somiglia eccome ai pensieri dell’ultimo Rudi Garcia. Che di fronte all’attacco al secondo posto del Napoli liberato dalle coppe, risponde: «Voglio che tutta la squadra sia concentrata sul finale del campionato. Il preliminare? Non succederà, arriveremo direttamente in Champions».
Certo però il vantaggio di 3 punti su Bentiez va difeso durante un tour de force da 5 gare in due settimane, a partire da stasera, a Verona contro il Chievo: 4- 3-3 l’unica certezza, gli interrogativi sono tanti. E delle risposte del francese è difficile fidarsi: «Gervinho? Se hai due giocatori con le sue caratteristiche puoi fare delle scelte, se ne hai uno solo è meglio andare avanti così». Eppure l’allenatore ha studiato anche una Roma senza di lui, con Bastos e il discontinuo Ljajic («Ma Adem non è un caso, è già stato decisivo», giura) esterni.
Ipotesi o idea concreta, lo dirà il campo stasera, quando Garcia dovrà sciogliere anche il dubbio tra Destro e Totti: «Francesco è tornato in grande forma, fisica e mentale, ma non può giocare 5 volte di fila in 15 giorni tutti e 90 i minuti». Gestirlo, allora, diventa un obbligo. Solo un’ipotesi, invece, la nazionale: «Mi piacerebbe tanto — sorride Rudi — se andasse al Mondiale in Brasile, sarebbe bello per lui e per la Roma».
In città si parla solo della presentazione del nuovo stadio, mercoledì in Campidoglio: Pallotta ha organizzato per la sera stessa un happening con imprenditori e sponsor in un locale all’Eur. Ma chiedendo a Garcia se pensa di allenare la Roma anche nel nuovo impianto, il tecnico risponde criptico: «Lo spero, ho allenato il Lille nel nuovo stadio, ma non dipende solo da me. Sono uno con la valigia sempre pronta, nel calcio può succedere di tutto, ma qui sto benissimo ».