(G. Buccheri) La storia di Mattia Destro è arrivata al capitolo più intrigante perché, oggi, il giovane attaccante di Ascoli Piceno è il più prolifico bomber del campionato nel rapporto tra reti segnate e minuti giocati. Destro fa gol, lo ha sempre fatto. Anzi, con la porta avversaria ha un rapporto quasi privilegiato perché solo ai privilegiati è concesso di brindare al primo gol in serie A al primo pallone toccato (capitò il pomeriggio di Genoa- Chievo, 12 settembre 2010, gol ai veneti dopo 6’ dal fischio d’inizio). Destro vola, pensa al Mondiale e ad una Roma che, finalmente, sembra avergli trovato un posto d’onore accanto a Totti. I numeri della coppia d’oro giallorossa fanno venire le vertigini: quando, quest’anno, hanno cominciato insieme dal via sono arrivate tre vittorie su tre, contro il Catania prima diNatale, con Udinese e con il Chievo nell’ultima settimana. «Al Brasile ci penso, sarebbe il raggiungimento del più grande dei traguardi. Con Totti? Magari, noi ci capiamo al volo…», ripete il giovane bomber.
Lasciando da parte il destino azzurro di Totti, quello di Destro è tutto da decifrare. Là davanti, l’Italia ha il fiato corto. E puntare su un attaccante che trasforma ogni verticalizzazione in un brivido per i guantoni dei portieri avversari sarebbe un buon punto di partenza. Prandelli, ct azzurro, ha imparato a conoscere il marchigiano Mattia fin dal giorno successivo alla sconfitta (4 a 0) con le Furie Rosse spagnole nella finale di Kiev agli Europei di due anni fa. Era una serata di Ferragosto e la Nazionale apriva le sue porte al ricambio. Oggi, di quel ricambio si sono perse le tracce «perché i nostri giovani, anche quelli più bravi, fanno fatica a reggere il passo dei coetanei stranieri» (Prandelli dixit). Destro era uscito dal radar per colpe non sue: prima un infortunio nel gennaio del 2013, poi qualcosa di simile a maggio dell’anno scorso.
Risultato? L’attaccante cresciuto nelle giovanili dell’Inter, ma mai arrivato in prima squadra, si è trovato a combattere con un ginocchio malconcio per sette mesi, fino al nuovo debutto (con gol) contro la Fiorentina l’8 dicembre scorso. Da allora, quattordici presenze, nove dal 1’, e otto reti: una ogni 96’. Ma, soprattutto, la voglia di dimostrare al mondo che di quel ricambio generazionale c’è qualcuno che può stare con i grandi. Destro e il Brasile: il capitolo più intrigante (forse) sarà questo. All’Italia un giovane, coraggioso e generoso, come lui può servire. Con o senza Totti. «Io di lui mi fido. Ha il dna del gol…», così Rudi Garcia, tecnico della Roma e nuovo maestro di Mattia. Maestro anche con la bacchetta in mano: a Napoli, due settimane fa, Destro rimase in panchina fino a 4 minuti dal sipario nonostante l’assenza annunciata di Totti.