Nuovo appuntamento per la rubrica di GazzettaGiallorossa.it, che si sofferma su quanto fatto nel corso dei 90 minuti di gioco, sottolineando positivamente e non, le migliori azioni e giocate messe in scena sul rettangolo verde.
+++
La disinvoltura di Radja Nainggolan. Ancora una volta il centrocampista di origine indonesiana è il migliore del lotto. Corre, aggredisce, recupera palloni e si mette al centro della scena nell’insolito ruolo di regista. Diventa l’architrave della mediana giallorosssa, rischiando la giocata nella trequarti nerazzurra. Sue le conclusioni più pericolose, così come gli assist migliori. Trascinatore.
++
Castan più di Benatia. Prova autoritaria quella del centrale brasiliano, bravissimo a contrastare sia Icardi che Palacio, clienti tutt’altro che semplici. Rapido in campo aperto e preciso nell’uno contro uno; inutile sottolineare la bravura sul gioco aereo. Paradossalmente il suo strapotere fisico rappresenta il suo maggiore limite visto che a volte eccede in fiducia nell’uscire palla al piede in zone pericolose del campo. Complessivamente per una volta meglio lui del collega marocchino, reo di aver sporcato la propria prestazione con un fallo da rigore (ignorato da Bergonzi) sul centravanti argentino. Ancora Clean Sheet.
+
La qualità di Pjanic. Il talento bosniaco, escluso dalla formazione iniziale per le condizioni fisiche precarie (a detta di Garcia non doveva giocare nemmeno un minuto) è l’unico in grado di accendere la luce quando viene a mancare Francesco Totti. Con il suo ingresso in campo la Roma prova lo sforzo decisivo per piegare la contesa dalla propria parte, ma sfortunatamente non si riesce a trovare la zampata risolutrice. Proprio l’ex Lione avrebbe il pallone giusto a un quarto d’ora dal termine grazie al brillante assist del virtuoso Nainggolan. Entrato in piena area di rigore il 15 capitolino però, spara a salve e consente ad Handanovic di respingere in angolo. Privo di Killer Instinct.
–
Le Curve vuote. Purtroppo ci eravamo già tristemente abituati nella gara con la Sampdoria a vivere questa strana sensazione, ossimoro inaccettabile per quello che dovrebbe essere uno spettacolo a tutto tondo. Encomiabili i supporters giallorossi raggruppatisi all’esterno della Curva Sud e vicini con i cori alla squadra dal primo all’ultimo istante di gara. Trovare una soluzione al più presto a quella che sta diventando una stupida lotta muro contro muro è un must per istituzioni e giudici del pallone. Desolante.
– –
La mancanza di spinta sugli esterni. Sia Romagnoli che Torosidis, per motivi diversi, non riescono ad incidere nella fase offensiva della squadra. Il giovane prodotto della Primavera è adattato per l’occasione ma non ha nè i tempi nè le caratteristiche tecniche per affondare in avanti, mentre l’ex Olympiacos si ritrova sul rettangolo verde con una caviglia in disordine e poca benzina nelle gambe. Il risultato è un gioco monco sulle fasce, incapace di smontare il muro eretto dall’accorto Mazzarri. Al giorno d’oggi nel calcio d’alto livello senza terzini non si va da nessuna parte. Ali spezzate.
– – –
Destro-Ljajic-Gervinho. Il tridente offensivo schierato da Garcia delude le aspettative della vigilia non riuscendo nell’impresa (tutt’altro che impossibile) di segnare un gol alla porta nerazzurra. Il centravanti ascolano disperde le proprie energie con movimenti “a largo” mai nel vivo dell’azione e costantemente in ritardo nei 16 metri. Sulla stessa falsariga il serbo, bravo a saltare l’uomo senza però concretizzare quanto creato (emblematico il tiro cross inutile dopo aver messo a sedere Jonathan sul lato corto dell’area di rigore). Poco meglio l’ivoriano che prova a “strappare” alla sua maniera portandosi dietro metà retroguardia interista e perdendo lucidità ogni metro percorso. La febbre accusata in settimana ne limita l’esplosività, rendendolo normale e prendibile anche per i comuni mortali. Il quadro complessivo è un arco senza frecce acuminate, un dardo senza il veleno letale. Spuntati.
A cura di Papi&Piccinini