(M.Pinci) – Non arrivano al centinaio. Sono giovani, in molti casi ragazzini (ma c’è pure qualche “over” che forse farebbe meglio a preparare il pranzo ai nipotini), per lo più ascoltatori delle radio locali. Non riempiono la via, ma neanche il marciapiede, carabinieri e poliziotti che avevano smosso addirittura tre blindati per controllarli li guardano un po’ sorridenti, un po’ sconsolati, di sicuro senza alcuna preoccupazione. Sono i tifosi della Roma radunati in via Allegri, davanti agli uffici della Figc, un gruppetto che si è dato appuntamento a partire da lunedì per manifestare contro la chiusura di curve e distinti che costringerà stasera la squadra di Garcia a giocare in un Olimpico semi deserto. Espongono striscioni, cantano cori, lo slogan nato sui social network è “Mo basta”. Ma gli uffici della Federcalcio contro cui urlano sono desolatamente vuoti: come ogni sabato. Insulti e cori e canti divertiti rivolti a un palazzo deserto proprio come le loro curve durante Roma-Inter.
Fanno finta di non accorgersene e urlano insulti agli juventini, qualcosa come “Dell’Italia siete i più forti a rubà le partite e insultà i morti”, riferendosi agli striscioni indecenti su Superga. Altri stornell anti-bianconerii, quelli più noti che riempiono gli stadi dagli anni Ottanta, poi quelli indirizzati al Vesuvio e ai napoletani, gli stessi che li costringeranno a guardare la partita dal divano di casa. Se la prendono con il giudice Tosel (“Pupazzo”) e il presidente federale Abete, chiedendogli di affacciarsi per urlargli contro tutto il loro risentimento per gli errori arbitrali che, a loro dire, hanno agevolato la Juve in questo campionato
Ma Abete non c’è, né ci sono altri dirigenti della Federazione. E allora, con chi se la prendono? “Questo lo dice chi vuole boicottare la nostra manifestazione, noi ce la prendiamo con un simbolo, il palazzo”, spiega uno degli organizzatori e ideatori del sit-in. Uno striscione chiede chiarimenti sulla contestatissima norma che punisce (solo) i cori contro Napoli: “Romano di merda non è discriminazione?”. C’è chi accende un fumogeno, altri festeggiano in ritardo di 33 anni il gol di Turone al grido di “riprendemoselo”. Qualcuno cerca di farsi legare, forse per dirsi ostaggio del sistema. Ma non ci riesce e desiste, si arrende e se ne va.