Alla vigilia della trasferta a Cagliari, il tecnico giallorosso Rudi Garcia ha incontrato i giornalisti nella consueta conferenza stampa pre-match. Queste le sue dichiarazioni:
Da tanti anni la Roma non vince a Cagliari. Quali sono le difficoltà che si aspetta?
“Vincere in trasferta è sempre difficile, le statistiche vanno sempre aggiornate, sono fatte per essere cambiate. Noi vogliamo e dobbiamo vincere e poi aspetteremo la partita della Juventus, loro sono una squadra costruita per vincere, noi no”.
La Juventus gioca lunedì. Lei guarda avanti, ma i bianconeri sono davvero favoriti giocando anche in Europa League?
“Faremo di tutto per accorciare il distacco da loro e allungare sul Napoli terzo. Intanto dobbiamo pensare a portarci a cinque punti di distanza, poi aspetteremo la loro gara. Sull’Europa, hanno una squadra costruita per vincere la Champions, vale lo stesso per l’Europa League”.
E’ un momento cruciale della stagione?
“Per me non cambia nulla, il mio unico pensiero è arrivare alla fine della stagione. Resta ancora un mese e mezzo, quando ci sono meno partite chi sta dietro non può sbagliare. Per questo domani andremo a Cagliari per prendere i tre punti, il miglior modo per mantenere lo scarto sul terzo e diminuire quello sul primo”.
In questa settimana tanti protagonisti del nostro calcio si sono confrontati. La litigiosità del campionato italiano la meraviglia? Dicono che somiglia a Conte, è così?
“Io mi conosco abbastanza bene, ma gli altri allenatori dovrei conoscerli prima di parlarne. Le persone giuste per rispondere a queste domande sono i giocatori, loro conoscono gli allenatori nei metodi di lavoro e nella personalità. Sul resto non ho nulla da dire, mi importa solo il campionato della Roma e andare avanti con il mio club”.
Le danno fastidio le critiche ai singoli nonostante quanto è stato fatto finora?
“No, avevamo un obiettivo matematico che era il ritorno in Europa. E’ già stato raggiunto, con tante partite da giocare, è naturale cambiare obiettivo. Ora puntiamo alla qualificazione diretta in Champions. Sul primo posto il destino non è nelle nostre mani, ma per il secondo sì. Un altro obiettivo è giocare per la felicità dei tifosi e rivedendo l’esultanza di Taddei sotto la Curva Sud posso dire che ci siamo riusciti. Ridare il sorriso a tifosi e giocatori, l’immagine di Taddei è un esempio. Era un obiettivo più importante della classifica. Se è possibile raggiungere questo obiettivo, la classifica è una conseguenza”.
Su Ljajic lei ha detto che può diventare come Hazard. Durante gli allenamenti ha lo stesso atteggiamento, la segue in tutto?
“Ljajic è come un diamante grezzo, Hazard era lo stesso quando arrivò al Lille. Per Adem può succedere lo stesso. Non dimentichiamo che in questa stagione ha fatto 5 gol e 5 assist, quindi non è andato così male come sembra”.
Quanto in alto vuole che arrivi la Roma per continuare ad allenarla?
“Il più in alto possibile. Penso che bisogna crederci fino alla fine, dopo sarà una stagione eccezionale. Ma dobbiamo fare in modo di andare avanti, perché non è finita. Poi sarà il momento di parlare della prossima stagione coi proprietari e i direttori che sono qui ogni giorno e vedere quello che possiamo fare. Bisogna prima raggiungere questo finale di campionato e fare in modo di essere più in alto possibile. Penso sarà tutto più facile a fine stagione. Se parlo oggi dicendo di stare tutti concentrati sulla partita e inizio a parlare di mercato, non va bene. Non voglio cadere in questa trappola”.
Che settimana è stata quella di Nainggolan che tornerà a Cagliari per la prima volta?
“Abbiamo parlato insieme. Quando un giocatore gioca molto tempo con una squadra e ci è stato molto bene, come nel caso di Radja, è normale che sul piano emotivo sarà una sfida particolare, come sempre quando succede questo. Lui farà il massimo per la Roma, per vincere con noi, con tutto il rispetto necessario”.
La Roma ha cambiato il suo modo di giocare, con pressing e difesa alta. Dipende dalla stanchezza avversaria o è un lavoro in preparazione del prossimo anno?
“L’abbiamo sempre fatto, dopo dipende se giochiamo ogni tre giorni. C’è sempre un momento della gara dove c’è questa strategia di dare fastidio al possessore avversario e fare in modo di recuperare alcuni palloni alti per stare più vicini alla porta. Può succedere per tutta la partita, ma bisogna creare spazi che non esistono”.
Rispetto a un anno fa, quando le furono imposte cessioni importanti come Lamela, Marquinhos e Osvaldo, quest’anno si sente in una posizione più forte?
“Da inizio stagione abbiamo lavorato mano nella mano con Sabatini, lo faremo anche in futuro. Prima vengono i conti economici, vedremo cosa succederà. Non serve a nulla tornare indietro, avevamo bisogno di vendere di più la scorsa estate ma abbiamo fatto in modo di costruire una rosa per tornare in Europa, vuol dire che le scelte sono state giuste e vedremo di fare così anche la prossima estate. Quando c’è il mercato, non esiste il 100% di successo. Ci sono tanti parametri da valutare: non solo il talento del giocatore, ma la sua adattabilità alla squadra. Per questo molti giocano alla grande da subito e per altri serve tempo. Anche per questo migliorare una rosa è più facile.
L’attuale squadra può superare un ipotetico girone di Champions?
“La rosa del prossimo anno non sarà lo stessa. Forse il Barcellona non cambierà, ma ogni rosa del mondo cambia almeno un giocatore. Per ora non posso rispondere, bisognerà vedere la squadra del prossimo anno, ma siamo tutti d’accordo: vogliamo la migliore Roma e quella di quest’anno non è affatto male”.
Ha previsto contromisure particolari per Daniele Conti, da sempre una bestia nera per la Roma?
“Mi interessa il Cagliari e loro hanno giocatori forti. Daniele Conti è uno di questi ma staremo attenti a lui come a tutti gli altri”.
De Rossi è il centrocampista con più passaggi riusciti in Serie A, l’82%. Ha pensato di spostarlo più avanti? E se Strootman è “la lavatrice” della Roma, come definirebbe De Rossi?
“De Rossi è uno dei più grandi centrocampisti che ho incontrato nella mia carriera. Per questo nel mio gioco tocca tanti palloni e non perde mai la palla. Quando un centrocampista gioca più alto si prende più rischi e ha meno passaggi riusciti, come succede a Pjanic o a Ljajic che cercano tocchi filtranti e decisivi. Bisogna provare il passaggio decisivo, Daniele lo può fare, ma perché togliere un giocatore che d il meglio davanti alla difesa? Al momento non è il caso di perdere equilibrio. Come definirlo? Non lo so, troveremo un modo (sorride, ndr).
Redazione GazzettaGialloRossa.it