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CORRIERE DELLA SERA La Roma torna brasiliana. Castan ministro della difesa

Castan
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(G.Piacentini) Quando lo ha portato alla Roma, due estati fa, dopo che aveva vinto da protagonista una Coppa Libertadores con la maglia del Corinthians,Walter Sabatini disse testualmente nel presentarlo alla stampa: «Non capisco perché Piquè viene considerato un top player e Leandro Castan no».
In cambio ricevette, nel migliore dei casi, degli sguardi perplessi da parte degli interlocutori. Alla fine del suo secondo campionato in maglia giallorossa, il difensore brasiliano ha dimostrato a tutti gli scettici che la Roma non ha assolutamente sbagliato a puntare su di lui. Lo ha fatto con un campionato eccellente, ma quello che colpisce maggiormente non è la qualità (alta) delle sue prestazioni, quanto la regolarità.
Leandro Castan, che Rudi Garcia abbrevia in «Leo», con 2911 minuti è il secondo giocatore più utilizzato dopo De Sanctis (3.150’), il primo tra quelli di movimento. Castan non è solo un ottimo difensore, ma è anche un leader che in questo campionato non ha sbagliato un colpo.

Quelli che non lo stimano fino in fondo si erano affrettati a dire che la sua crescita era dovuta alla vicinanza con Mehdi Benatia, ma la teoria è venuta a cadere negli ultimi tempi in cui, con il franco-marocchino fuori per problemi fisici, si è preso sulle spalle la difesa giallorossa. È stato lui, grazie alla sua esperienza, ad aiutare i più giovani ad inserirsi in un reparto rimasto imbattuto per 21 volte in campionato. Prima Dodò, poi Romagnoli e per ultimo Rafael Toloi, che con prestazioni sempre in crescendo si sta meritando sul campo la riconferma per il prossimo anno (per riscattarlo la Roma dovrà versare 5.5 milioni al San Paolo, ma si punta ad uno sconto), hanno potuto giocare con la tranquillità di avere al loro fianco un muro come Leandro. Che, a meno di clamorosi ripensamenti da parte del commissario tecnico Felipao Scolari, al Mondiale di casa ci andrà solamente da tifoso. «I titolari sono Thiago Silva e David Luiz. Dante è il primo cambio e, visto che lui è mancino come me, non credo che sarò convocato» la sua lucida analisi fatta qualche giorno fa.

 

Chi invece ancora spera nella possibilità di andare al Mondiale è Maicon, che a Roma sta vivendo una seconda giovinezza. In pochi avrebbero scommesso su di lui, dopo due stagioni da dimenticare, e invece il brasiliano è tornato sui livelli dell’Inter del triplete. L’ennesima scommessa vinta dalla società.

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