(M. Cecchini) – Meglio segnare la data di ieri sul calendario. Comunque andrà la prossima stagione, infatti, nel bene o nel male il futuro della Roma comincia dalle parole di Rudi Garcia che – alla vigilia della sfida al Milan – chiede rinforzi, affermando di essere in perfetta sintonia con la squadra e la dirigenza. Insomma, in attesa di scoprire se i giallorossi nel 2015 saranno o meno sugli altari, tra un anno si potrà dire: «L’allenatore aveva detto che…». Ascoltiamolo.
Non smantellare «Io non metto condizioni, ma sono ambizioso, e penso che la Roma lo sia come me. La società vuole la stessa cosa: essere competitiva, ma soprattutto lo vogliono i giocatori. Loro sanno che siamo andati avanti con questa rosa solo perché abbiamo giocato una volta a settimana. Se giocando ogni tre giorni avessimo gli stessi lunghi infortuni – Totti, Destro, Gervinho, Strootman – senza una rosa più ampia sarebbe molto difficile. Se vogliamo essere competitivi bisogna lavorare su questa cosa. E’ solo buon senso, e su questo punto siamo d’accordo con la società. L’anno prossimo sarà molto più duro perché giocheremo ogni tre giorni fino a dicembre, e speriamo fino alla primavera, perché vorrebbe dire che avremmo superato il girone. In Champions saremo in quarta fascia e avremo tre squadre più forti di noi nel girone, e allora lo dico di nuovo: io e i giocatori vogliamo essere protagonisti l’anno prossimo in tutte le competizioni, in campionato e in Champions superando almeno il primo turno»
Il primo desiderio di Garcia è tanto semplice quanto potente: non smantellare la squadra. «In carriera non sarebbe la prima volta. Dopo averlo fatto al Lilla abbiamo vinto campionato e Coppa di Francia. Lavorando intelligentemente si può fare una grande squadra. Questo anno ad esempio, mettendo 30 milioni in cassa e arrivando secondi, abbiamo lavorato in maniera intelligente». E i tifosi puntano sia sul presente che sull’avvenire, tant’è che stasera contro il Milan saranno in 50.000 e già in oltre 10.000 hanno rinnovato l’abbonamento per la prossima stagione.
Frecciate Juve Dribblata con eleganza la (presunta) frizione col d.g. Baldissoni sul ruolo dell’allenatore («la società è sempre più importante dei singoli. Tutto può cambiare, la Roma resta sopra tutti e tutto: lui ha ragione in questo senso»), Garcia si lancia sull’attualità. «Il campionato non è chiuso, soprattutto se saremo in grado di battere il Milan. Certo, è la squadra italiana che è andata più avanti in Champions, ha giocatori di talento, ha vinto 5 partite di fila. Insomma, sarà tosta, ma vincendo potremo aspettare tranquilli il risultato della Juve». Ovvio però che, se la Roma non vincesse, gli juventini avrebbero il primo match ball scudetto lunedì sera. E qui Garcia aggiunge. «Mi aspetto che il Sassuolo giochi come una squadra che vuole salvarsi, con i migliori in campo. Non è sempre stato così per chi ha giocato a Torino: non voglio vedere dopo la partita un Sassuolo che ha lasciato i migliori giocatori in panchina (Livorno, ndr ), non voglio allenatori che nel dopo partita dicano: “Ah abbiamo perso solo 1-0, che bel risultato” (Bologna, ndr )”».
Vertonghen&Ben Arfa Titoli di coda sulle critiche di Malagò, presidente del Coni, al nostro mediocre campionato. «In Italia c’è bisogno di stadi nuovi per avere grandi società. E dopo bisogna fare come Napoli e Juve, facendo arrivare un Higuain o un Tevez, perché è molto importante per l’Italia vedere arrivare questi grandi giocatori». Siamo sicuri che il presidente Pallotta sia d’accordo su entrambi i punti. E, seppur con meno vetrina, tornano in auge i nomi di Vertonghen (Tottenham) e Ben Arfa (Newcastle). Non saranno come i due argentini, però…