(U. Trani) – Dal Franchi la Roma va direttamente in Champions: è seconda e il Napoli non può più raggiungerla. L’ottava vittoria di fila (venticinquesima di questo torneo, undicesima in trasferta: mai successo), 1 a 0 contro la Fiorentina, permette a Garcia di eguagliare il record di punti, 82, di Spalletti (2008), presente tra l’altro in tribuna, e avrà i prossimi quattro turni per migliorarlo. La Juve, dopo il posticipo di Firenze, resta a più 8 in classifica, ma deve ancora aspettare per festeggiare il terzo scudetto consecutivo. Montella, invece, perde per la quinta volta di fila contro la sua ex squadra.
RIVALI SFACCIATE – Garcia, senza nemmeno aspettare il risultato di Torino, sceglie di partire con il 4-2-3-1: assetto, dunque, spregiudicato, con Pjanic dietro Totti e confermando da esterni offensivi Ljajic e Gervinho. A centrocampo, dove comunque spesso si abbassa il bosniaco a prender palla, De Rossi e Nainggolan. Dietro, seconda partita di fila per la linea brasiliana, con Maicon e Dodò a spingere e Toloi e Castan centrali. Montella non si spaventa e risponde con il 4-3-1-2 che, con Ilicic trequartista, è sicuramente sistema di gioco spavaldo e offensivo. Le due punte sono Cuadrado e Matos, quest’ultimo ancora acerbo. A centrocampo, con gli ex giallorossi Aquilani e Pizarro, arretra Borja Valero che spesso si butta negli spazi per provare a sorprendere la difesa giallorossa.
PARTENZA LANCIATA . La Roma entra in campo a meno 11 dalla Juve. Un motivo in più per spingere sull’acceleratore. Pressing asfissiante e baricentro altissimo. Ljajic, l’ex tanto rimpianto, semina il panico tra i suoi vecchi compagni, in particolare manda in tilt i quattro difensori viola. Sui lati Tomovic e Pasqual, in mezzo Rodriguez e Savic. Totti lo fa partire e lui si diverte. Prima calcia forte da fuori e Neto respinge come può. Il capitano, al volo con un colpo d’esterno, lo lancia verso la porta e Ljajic, semplice e altruista, appoggia per Gervinho che, di piatto, calcia a lato, pur avendo la porta spalancata davanti. Il serbo non finisce mai. Da destra salta gli avversari come birilli e stavolta imbuca sul dischetto del rigore per Nainggolan che, in scivolata, anticipa Neto e firma il vantaggio (26′). Seconda rete giallorossa per il belga in una settimana abbastanza agitata.
ARBITRO SENZA PERSONALITÀ – La Roma ha in mano la partita e la Fiorentina fatica a reagire. I centrocampisti di Montella perdono troppi palloni, anche per l’aggressività dei giallorossi. La sfida è vivace nel ritmo e nelle giocate, di grande qualità. A rovinare, nel finale del primo tempo, la partita, è il direttore di gara, indeciso e sciatto. Il signor Mazzoleni sbaglia e persevera, anche in situazioni facili da leggere. La Fiorentina chiede il rigore che però l’arbitro non concede (42′) e per una volta forse vede bene: punizione di Ilicic dalla destra, palla respinta con il braccio, attaccato al corpo, da Totti che tra l’altro è girato. Al Franchi ricordano lo stesso Mazzoleni e un altro braccio romanista, il 4 maggio 2013, in quel caso di De Rossi. Proteste vibranti ieri come l’anno scorso, episodi sicuramente diversi.
ATTESA E RAGNATELA – Matri per Matos, dopo l’intervallo. Montella interviene per avere più sostanza in attacco e soprattutto in area. La Roma, invece, vuole gestire il risultato, affidandosi al possesso palla e diminuendo il pressing. Ha comunque la prima chance della ripresa, ancora con Ljajic, diagonale di destro per la respinta in volo di Neto. I giallorossi indietreggiano, sistemandosi con il 4-5-1. Aspettano di poter colpire in contropiede e al tempo stesso fanno muro con due linee fittissime davanti a De Sanctis. L’unica chance è per Savic, su punizione di Ilicic: tap in svirgolato. La Fiorentina, insomma, non trova varchi, mentre Dodò accompagna l’azione e, con un sinistro potente, impegna Neto. Montella, prima della mezz’ora. passa al 4-3-3: dentro Joaquin per Ilicic. Garcia risponde con Florenzi per Totti e a seguire con Bastos per Ljajic. De Santcis, per la ventesima volta in questo campionato, non prende reti. Merito di Garcia e della concentrazione degli interpreti. Che anche a Firenze si sono comportati da squadra.