(M. Conterio) – Aldair, Emerson e Cafu. Il piccolo Norberto Murara Neto, seduto sul divano, scuote il joypad. «I brasiliani hanno da tempo un punto di riferimento in Italia: la Roma. E io la sceglievo sempre alla Playstation». I guantoni poi si allungano, la poltrona diventa un manto verde e gli amici della terra natia si trasformano nei vari Savic, Rodriguez, Tomovic. Guardava la Capitale dalla sua Araxà e campioni che vestivano una maglia amica, il portiere della Fiorentina, lui come tanti brasiliani che osservavano le gesta dei compatrioti all’estero. «Di quelli di adesso conosco Bastos: l’ho incrociato all’Atletico Paranaense, è un bel giocatore e sono contento che stia facendo bene. E poi Maicon: è un grande campione, parlandoci dopo le partite mi è sembrato pure simpatico».
A Roma, semmai, conosce bene Ljajic.
«E’ stato un compagno speciale. Mi ha aiutato tanto, gli dico ora di tenere la testa libera. Sta facendo bene, ha qualità, e gli stessi che ti criticano poi ti elogiano».
Come è accaduto a lei.
«Quando sono rimasto per tanto fuori, ho anche pensato di partire. Poi ho capito che devi avere pazienza, devi ragionare. Giocare è la cosa più bella ma lui sta facendo già bene, dia tempo al tempo».
E’ uno specialista delle punizioni.
«Ha tante qualità, non solo quella. La Roma ha grandi attaccanti, poi, non solo Adem».
Gervinho, Totti. Li ha studiati, Neto?
«Preferisco affidarmi all’istinto. Cerchi di capire i pregi dei vari avversari, ma preferisco arrivare al particolare partendo dal generale. Loro sono bravi in contropiede, Montella sta già studiando le mosse per far bene».
Una sfida per lo spettacolo, pare: la stagione di entrambe sembra decisa.
«Sicuro? La Roma fa bene a guardare avanti, finché ne avrà le chance. E’ una squadra bellissima, contro di noi è vero che sarà una sfida bella e vogliamo anche invertire il trend che ci ha visti quasi sempre sconfitti. E poi anche noi vogliamo puntare, sin quando la matematica ce lo permetterà, al terzo posto».
Del Napoli, che sfiderete in finale di Tim Cup.
«Chi dice che pensiamo alla finale, sbaglia. La concentrazione è, al massimo, solo e soltanto sulla Roma. Chiaro che poi il desiderio sarebbe vincere il 3 maggio, spero anche con Gomez e Rossi».
Parliamo di fiducia: compagni e Fiorentina gliel’hanno data quando ha vissuto un periodo difficile.
«Per un portiere averla è importante e io ho sempre dato il massimo. Ho trovato continuità, questo è stato fondamentale per fare il salto in avanti. Io sono giovane e giocare sempre ti permette di imparare, anche dagli sbagli».
Lei come ha vissuto questo periodo?
«Sono uno che cerca di non portar mai fuori dal campo né i picchi né i bassi, ma di avere sempre equilibrio. Cerco di staccare ed in questo un ruolo importante ce l’ha la mia famiglia».
Nonostante la sua rinascita, andare al Mondiale col suo Brasile sarà dura.
«Sarebbe un sogno, ma non sarà facile. Julio Cesar ci sarà, Scolari ha un suo gruppo di fedelissimi che gli ha permesso di vincere anche la Confederations. Io ci spero, ci provo, ma non sarà facile».
Chi ci andrà è il suo amico Romulo. Con l’Italia.
«E chi se lo aspettava? Non per le qualità, ma per la Nazionale. Rispetto la sua scelta, magari a trentadue anni potrei dire anche io sì ad un’altra Nazionale ma per adesso mi tengo il mio sogno».
Il prossimo sogno è restare qui a Firenze?
«Il mio futuro è la Fiorentina».