(D.Galli) – Il papà romanista di un bambino non ha più bisogno del documento del figlio per comprargli un biglietto. Ma sarà sempre tenuto a portarselo allo stadio – il documento, oltre che il figlio – nell’eventualità di un controllo da parte degli organi di polizia o degli steward. Col risultato macroscopico che, qualora ne sia sprovvisto, qualora l’abbia dimenticato a casa (un under 14 non ha la patente e normalmente non va in giro con passaporto o carta di identità), possa essere costretto da qualche integerrima pettorina gialla ad abbandonare lo stadio. Oppure, ipotesi discretamente remota, a lasciare lì il figlio per entrare da solo. Questo è il quadro, questa è la situazione a oggi. Questo è quanto è emerso dall’inchiesta condotta da “Il Romanista”. Facciamo un passo indietro. Ripartiamo da venerdì scorso. Anzi, da prima. Il documento è del 7 aprile. Titolo: “Nuove misure per la sicurezza e la partecipazione alle manifestazioni sportive”. È frutto di una task force del Ministero dell’Interno, sono le linee guida cui dovrà ispirarsi il sistema calcio per la prossima stagione. Al tavolo, anzi al tavolone considerato l’elevatissimo numero di partecipanti, partecipa anche il responsabile della biglietteria della Roma, Carlo Feliziani.
L’obiettivo è nobile, il gruppo di lavoro vuole rendere più facile la vita al tifoso. C’è una parte che riguarda i bambini. «L’accompagnatore adulto di minori di anni 14 – si legge nel provvedimento – può acquistare il tagliando dichiarando le generalità del minore, ferma restando la possibilità di verifica sia nel punto vendita che all’accesso allo stadio, anche tramite fidelity card, codice fiscale o tessera sanitaria, o altra tessera di “fidelizzazione” avente i requisiti stabiliti nelle specifiche determinazioni dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive». È una novità assoluta. Per i bambini non ci sarà più bisogno – questo è il senso della direttiva del Viminale – né della tessera sanitaria, né del codice fiscale. La ragione è evidente, un minore di 14 anni non è imputabile. Per un eventuale (e improbabile) potenziale reato risponderebbe comunque l’adulto accompagnatore per omesso controllo: “culpa in vigilando”. Il Viminale ne prende atto in un pacchetto di semplificazione che non viene imposto con effetto immediato: «Le regole di cui al presente documento si applicano, a titolo sperimentale, a decorrere dall’inizio della stagione 2014/2015».
Quindi nessuno è tenuto ad applicarle adesso. La Roma però corre più veloce degli altri club. Dimostrandosi ancora una volta una società modello, prende e si adegua. La prima occasione utile è la partita col Milan. E qui arriviamo al fatto, all’episodio, al caso di cui si è occupato “Il Romanista”, quello del papà a cui venerdì il Ticket Office di viale delle Olimpiadi ha negato un biglietto per il figlio. Il responsabile si difende sostenendo che le norme gli impongono di richiedere un documento per l’under 14. Il comunicato ufficiale di Trigoria su Roma-Milan però dice altro. Dice questo: «L’accompagnatore adulto di minori di anni 14 può acquistare il tagliando dichiarando le generalità del minore o presentandone il codice fiscale, tessera sanitaria o altra tessera di “fidelizzazione” avente i requisiti stabiliti nelle specifiche determinazioni dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive». Il responsabile ne è all’oscuro, o meglio è a conoscenza di quello che gli fa sapere Listicket, che a sua volta fa capo a Lottomatica. A Campo Boario, quartier generale dell’azienda di ticketing che in Serie A ha per clienti 11 club, non si sottraggono al confronto. Chiamano il punto vendita, telefonano alla Roma, cercano di capire cosa sia successo esattamente e a “Il Romanista” rispondono così: «Ci dispiace dell’accaduto – la nota è stata inviata ieri al nostro giornale – ma Listicket, come il punto vendita in questione, hanno agito secondo le disposizioni dell’Osservatorio in vigore in questa stagione. Dalla prossima sarà in vigore un nuovo regolamento che la A.S. Roma e Listicket hanno deciso di anticipare in via sperimentale a cominciare da Roma-Juventus. Non è stato possibile partire da Roma-Milan sui punti Listicket poiché doveva essere meglio chiarita la procedura di vendita e di controllo. Purtroppo questo ha generato un difetto di comunicazione verso i tifosi. Oggi, chiariti tutti gli aspetti procedurali, ci accingiamo a comunicare l’operatività alla nostra rete di vendita che viene espressa anche nel comunicato della A.S. Roma per la partita con la Juventus». La nota parla da sola, è evidente quello che viene definito da Lottomatica un «difetto di comunicazione». Chiusa la faccenda del bambino senza biglietto, se ne apre però un’altra più seria. Perché alla luce del chiarimento con Lottomatica, a Trigoria aggiungono qualche riga sul comunicato Roma-Juventus. Oltre alla parte relativa alla possibilità di acquistare i biglietti senza necessità di un documento del minore, come era scritto anche sul comunicato di Roma-Milan, la Roma fa copia e incolla del testo del Viminale e scrive: «Rimane ferma la possibilità di verifica delle generalità del minore tramite lo stesso codice fiscale, tessera sanitaria o altra tessera di “fidelizzazione”, nel momento dell’accesso allo stadio». Nel momento dell’accesso allo stadio. Già. Pericoloso. Genitori, nonni o zii devono sapere che non sono tenuti a presentare un documento dell’under 14 al punto vendita, ma sono costretti a non dimenticarselo quando vanno all’Olimpico col figlio o il nipote tifoso. La soluzione c’è. Basterebbe eliminare «la possibilità di verifica delle generalità del minore». Perché non ha senso, perché per un minore garantisce l’adulto, perché rischia solo di generare altri casi, altri under-senzastadio. E altre storie per i quotidiani.