(M. Bianchini) – Probabilmente mi farò dei nemici , anche se poi non ne sono tanto sicuro. Ma non riesco a trattenere un personalissimo parere contrario all’uso ossessivo della tecnologia applicata al calcio. Lo spunto viene offerto dal caso Destro il quale, in assenza delle distruttive discussioni sorte intorno all’equivoco occhio elettronico, avrebbe potuto mettersi a disposizione di Garcia per la trasferta di Firenze.
Ne avrebbe guadagnato pure la dignità dell’arbitro Massa il quale aveva visto, sanzionato e giudicato al vento, forse chiedendosi: «Ma che ci sto a fare»? Sull’episodio si sono spese fiumi di parole , non sempre rispettose della buonafede che tuttavia hanno finito per influenzare i giudici sportivi sospettati di aver riesumato l’utilizzo della moviola. E così, l’ossessivo mezzo meccanico , quasi sconosciuto in altri Paesi e soprattutto in Inghilterra, considerata patria del football dove non si sognano minimamente di imbarcarsi in certe beghe tipicamente italiane , è tornato a fare altre vittime.
Principalmente la Roma, derubata del suo cannoniere e paradossalmente pure i giudici sportivi i quali hanno accertato la “manata” ma l’hanno pure interpretata alla maniera gradita dagli “amici della porta accanto” esponendosi allo sconcerto della gente che non è scema. Non voglio tuttavia entrare nel merito del discorso che richiederebbe intere pagine di giornale, ma soffermarmi sulla grande inquisitrice chiamata moviola di cui molti invocano il ritorno. Sempre visto dal balcone soggettivo, sembra uno sconsiderato tentativo di uccidere il calcio. Il gioco più bello del mondo giustifica il solenne aggettivo per la sua emozionante imprevedibilità, compresa la condotta degli arbitri, quando però essi non siano in malafede, oppure non capiti che qualcuno di loro venga “ invitato” a presentare un supplemento di rapporto, come accaduto al povero Massa.
Se così non fosse, chiudiamo bottega e andiamocene tutti a casa. Data per scontata la lealtà dei direttori di gara, non lasciamo che il football venga snaturato al punto da ridurlo in una fredda e sterile scienza esatta. Non piacerebbe più a nessuno. Esso fu inventato, non importa da chi e dove, con lo scopo di contendersi una palla attraverso la bravura di gambe e piedi , accompagnata da vigore agonistico indicato dalla antica e perfetta definizione: “ non adatto alle signorine”. Sarebbe delittuoso limitare psicologicamente l’ardore connaturato in alcuni giocatori, sentendosi osservati in ogni piccolo movimento dall’occhio del “grande fratello”. Lo sgambetto all’avversario, la gomitata , la mano alzata, sempre che non siano “assassini” con l’aggravante della volontarietà , chiaramente visibili al discernimento umano, si beccano i calci di punizione che troverebbero una giustificazione di esistere e si prosegue.
Sulle carognate nascoste non viste dall’arbitro, con il rischio di rimanere impunite, perché non immaginare che potrebbero essere gli stessi giocatori, sentendosi più responsabilizzati, a produrre gli anticorpi per isolare le poche cellule malate? La verità informa che anche l’infallibile moviola, la quale dovrebbe esistere semmai, soltanto come fonte di curiosità , ha bisogno di interpretazioni serene. Se dovesse apparire a piè sospinto sui alcuni tavoli “oscuri” della giustizia sportiva, non si finirebbe più di polemizzare piuttosto che parlare di calcio.
Senza sottovalutare il rischio di un campionato falsato. Comunque, basta scegliere. Vogliamo un football tecnologico condizionato dall’esame dell’occhio “magico” che non dà certezze incontrovertibili, oppure un gioco mantenuto integro come è nato con i suoi pregi e difetti uguali a quelli di qualsiasi impresa della vita? Molti obietteranno che non si può ignorare il progresso ad evitare il rischio di una babilonia. Ammesso ma non concesso, la babilonia della “franchezza” sarebbe diversa da quella della “pervicacia”, offerta dagli sconcertanti “moviolisti” dei nostri giorni ? Ma questi sono pareri strettamente personali.