(A. Austini) – Era iniziata a tarallucci e vino. La Roma che ospita la Juve a Trigoria per preparare la Supercoppa contro la Lazio, i complimenti a distanza fra Garcia e Conte, la linea comune dei due club in Lega sui diritti tv. È bastata una stagione per far tornare tutto come prima: le due squadre nemiche in campo, gli allenatori si beccano a distanza e i rapporti diventano «freddi» fra le società.
Dopo le accuse di Garcia alle avversarie della Juventus («Spero di non vedere più allenatori che tengono i titolari in panchina quando giocano a Torino e di non sentirli felici per aver perso 1-0»), alla vigilia della trasferta in casa del Sassuolo il tecnico bianconero risponde per le rime. «Quelle di Garcia – accusa Conte- sono parole provinciali da tutti i punti di vista. Sono rimasto sorpreso e le catalogo sotto la voce “chiacchiere da bar”, come gli “aiutini” tirati in ballo da De Sanctis e Totti».
Non ci sta il condottiero juventino a sentir parlare di favori arbitrali. Non gli interessa se il presidente del Livorno ha annunciato prima della partita allo «Stadium» che il suo allenatore non avrebbe schierato la miglior formazione possibile (come vorrebbe il regolamento) perché tanto non c’è niente da fare. Pazienza se Ballardini commenti con il sorriso la sconfitta del Bologna, o se Ventura, penalizzato nei due derby, non alzi la voce come in altre occasioni. Del tutto normale che Berardi, prestato al Sassuolo dalla Juventus, oggi salti la gara per squalifica come è successo all’andata.
No, il problema sono le parole provenienti dalla Capitale. «Non penso che gli avversari della Juve aspettino il “signor Garcia” per sentirsi motivati. Tutti coloro che scendono in campo contro di noi – aggiunge Conte – sono abituati a fare la partita della vita». Quindi il discorso fatto dal «signor Garcia è una mancanza di rispetto nei confronti di tutti: dei tecnici, dei giocatori e anche dei tifosi. Cosa dovrebbero fare quelli che vengono allo Stadium se pensassero che i “loro” giocatori non stanno dando il massimo?».
Oggi la Juve va in trasferta ma Reggio Emilia è una seconda casa. Almeno sugli spalti. Una vittoria vorrebbe dire festa scudetto prenotata tra una settimana. «Battendo il Sassuolo metteremo le mani sullo scudetto, che è il nostro obiettivo primario». Come a dire: l’Europa League ci interessa ma fino a un certo punto. E infatti non ci sarà turnover: a parte Barzagli, forse Bonucci e l’acciaccato Vidal pronto a entrare dalla panchina, sarà la Juve tipo perché «la nostra partita della vita è questa. Punterò sulla formazione migliore, valutando anche le condizioni psicofisiche dei giocatori».
A Trigoria hanno letto e ascoltato con attenzione il contrattacco di Conte. Senza affidarsi a un replica ufficiale, il pensiero dei dirigenti giallorossi è filtrato comunque. La Roma considera le parole di Garcia «una denuncia nei confronti di un tipo di cultura sportiva diffuso in Italia, soprattutto a livello mediatico, che non comprende». E insieme a lui la società. Oltre agli esempi già citati di questa stagione, il tecnico porta come esempio il caso dell’Evian, capace in Francia di giocare un finale di Coppa contro il ricco Paris Saint Germain. E che dire del Sunderland, ultimo in classifica in Premier e giustiziere in pochi giorni di Manchester City e Chelsea?
Cose che nello sport sono sempre accadute ma nel calcio italiano si vedono sempre meno. Per non dire mai. E allora secondo la Roma «ad essere provinciale non è Garcia, ma l’atteggiamento di alcuni protagonisti del calcio italiano che accettano e giustificano passivamente una sconfitta ancor prima del fischio d’inizio». Vedi il caso di Spinelli, su cui nessuno, a partire dalla federazione, ha aperto bocca.
Con un sentimento di rassegnazione stasera i giallorossi si metteranno davanti alla tv per seguire Sassuolo-Juventus, pronti a tornare a -8 dalla vetta. Intanto al Teatro Marrucino di Chieti Garcia riceverà il premio «Giuseppe Prisco» alla lealtà, alla correttezza e alla simpatia sportiva. Mai momento più azzeccato per darglielo. Ma non ditelo a Conte.