(F. Caleri/A. Austini) Ai tempi in cui il Milan dominava in Italia e in Europa, i tifosi delle squadre rivali avevano un unico obiettivo: Silvio Berlusconi e le sue televisioni «schierate» al fianco del Diavolo rossonero. Poi si è passati alla rivolta contro l’Inter di Moratti e Tronchetti Provera, visto che Telecom Italia sponsorizza da anni il campionato. Adesso in pochi ne parlano, ma se c’è una società leader dei «conflitti d’interesse» con il calcio e tutto quello che gli ruota attorno è la Juventus.
Da Murdoch, quindi Sky , passando per Rcs , quindi Gazzetta dello Sport e Corsera , fino alla sponsorizzazione di Fiat alla Nazionale, i tentacoli di Elkann arrivano ovunque. Ed è proprio la società degli Agnelli l’obiettivo della Roma nei giorni in cui a Trigoria si chiedono perché alcune testate diano risalto ad alcuni episodi come la manata di Destro ad Astori e molto meno ad altri che hanno visto protagonisti i giocatori juventini e non solo. La pressione mediatica è stata decisiva per la squalifica dell’attaccante giallorosso e, in precedenza, di De Rossi: di questo sono convintissimi dentro la Roma. E chi vuole pensar male ha diversi elementi per alimentare la propria convinzione.
Il direttore generale giallorosso, l’avvocato Mauro Baldissoni, ha sollevato ufficialmente il problema nel commentare l’ultima mazzata subìta dal club giallorosso ad opera del giudice sportivo, «stimolato» dalle tv e dai giornali. «Sappiamo, ed è già capitato in altre situazioni, che la Procura si attiva anche a seguito del clamore mediatico ed è già di per sé piuttosto discutibile» ha detto Baldissoni martedì. «Il clamore mediatico – ha aggiunto – è fuori dal nostro controllo ed è importantissimo nel mondo del calcio che non ci siano sospetti di conflitti di interesse, in considerazione anche della proprietà di alcuni organi televisivi rispetto ad altre squadre di calcio. È assolutamente fondamentale per la regolarità del campionato».
Il dirigente romanista non può che riferirsi a Milan e Juventus. Diretto il legame fra Berlusconi e Mediaset , più recente e ramificato quello fra la proprietà bianconera e la tv satellitare. John Elkann, da quasi un anno, siede nel board di News Corp , il colosso di Rupert Murdoch. In realtà, la nomina di Elkann è coincisa con la divisione in due parti dell’azienda australiana. Una editoriale, la nuova News Corp , che fra i suoi consiglieri, oltre all rampollo di casa Agnelli, annovera l’ex premier spagnolo Josè Maria Aznar. L’altra divisione dedicata all’intrattenimento, la 21th Century Fox anch’essa presieduta da Murdoch, è la proprietaria di Sky Italia .Insomma fra Elkann e il tycoon australiano c’è un legame d’interessi anche se, formalmente, l’attuale ruolo non consente a John di influenzarei contenuti di Sky .
Detto questo, la Giovanni Agnelli e C. S.a.p.az. è l’azionista di maggioranza del gruppo Rcs con il 20.55% delle azioni. Non a caso Mario Calabresi, ora direttore de La Stampa , è in odore di nomina al Corsera . È giusto sottolineare che fra i proprietari di Rcs ci sono anche Diego Della Valle patron della Fiorentina con il 9%, la Pirelli di Tronchetti Provera al 5.45% e Urbano Cairo presidente del Torino al 2.85%. Inoltre la Gazzetta dello Sport , primo quotidiano sportivo italiano, non è esattamente nelle grazie degli juventini dai tempi di Calciopoli. Ma lunedì scorso, a pagina 3, ha scritto la possibile sentenza del giudice sportivo su Destro, quasi a invocarla, e puntualmente si è verificata: la cosa non è certo sfuggita alla Roma.
L’interesse di Elkann per i media è datato: dal 2009 siede anche nel board dell’ Economist . Quello per il calcio va al di là della Juventus, di cui la Exor è azionista di maggioranza con il 63.77% delle quote. La Fiat (oggi Fca dopo la fusione con Chrysler ), infatti, è uno dei finanziatori della nazionale di calcio, quindi della Figc, attraverso un ricco contratto di sponsorizzazione. Un sodalizio iniziato nel 2000 e rinnovato nel 2011: la presenza del marchio Fiat sull’abbigliamento sportivo e la fornitura di auto e mezzi per gli spostamenti, frutta alla Federcalcio circa 3 milioni a stagione per un totale di 12 in 4 anni che grazie ai bonus legati ai risultati possono salire fino a 18. Per una federazione che fattura, a detta di Abete, 180 milioni all’anno, è comunque una bella boccata d’ossigeno.Ma per il calcio si tratta di un fastidioso conflitto d’interessi.