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LA REPUBBLICA Il giallo della banana antirazzista: “Marketing studiato da Neymar”

Dani Alves
Dani Alves

(F.S.Intorcia) – Il morso alla banana continuano a darlo tutti, il sospetto è che a mangiarci sia uno solo: Neymar.L’accusa del quotidiano madrileno “As” rilancia le rilevazioni dei giornali brasiliani: l’asso del Barça pensava da tempo a una campagna antirazzista, con la banana come icona. Aspettava l’occasione per lanciarla, l’ha colta nel gesto di Dani Alves al Madrigal. La foto e il video di Neymar che col pupo in braccio addenta il frutto e lancia l’hashtag #somostodosmacacos, siamo tutti scimmie, sono vecchi di due settimane.

E il giorno dopo la gara, in Brasile erano già in vendita le relative T-shirt, al costo di 69 reais, circa 23 euro, realizzate dalla linea di abbigliamento di Luciano Huck, popolare anchorman, grande amico del giocatore. Sorprendente tempismo. Sarà anche lo slogan del Mondiale: «D’ora in avanti siamo tutti scimmie», dice la presidente del Brasile Dilma Rousseff. Dietro a tutto, c’è l’agenzia Loducca, che gestisce l’immagine di Neymar (il quale incassa dalle réclame nel suo paese quasi più che dal Barça).

Il vicepresidente Guga Ketzer rivela al brasiliano “Lance” che «da due settimane avevamo escogitato con Neymar un modo per dare risalto alla lotta al razzismo, la sua popolarità è il modo migliore per sensibilizzare la cultura di massa. Non è una campagna pubblicitaria, è molto di più»Neymar e Dani Alves erano stati insultati anche dopo la finale di Coppa del Re, forse avevano parlato. Ieri, però, il terzino ha ribadito la spontaneità del gesto, che ha conquistato il mondo: «Su un campo di calcio non ti aspetti mai che ti tirino una banana o una cosa simile, la mia è stata una reazione spontanea, nessuna campagna». In fondo, le accuse sono solo per Neymar. Il popolo dei social gli imputa di lucrare sulla lotta al razzismo: su Twitter c’è già una nuova controtendenza, #NaoSomosTodosOtarios, non siamo tutti oche. Sulla buccia lasciata a terra da Dani Alves, qualcuno doveva scivolare.

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