“Uno scritto che possa percorrere il fiume e raggiungere i cuori di tutti coloro che tifano Roma”. Questo l’intento di Emiliano De Santis, poliedrico scrittore per una volta prestato allo sport, con la finalità di ricordare il misfatto della disputa tra Juventus e Roma del 10 maggio 1981, arricchendolo di una prospettiva nuova, personale, sensoriale. La presentazione del libro intitolato “Mai più il gol di Turone” si é svolta nella splendida e suggestiva cornice del celebre barcone sul Tevere che fin dalla sua genesi, nel lontano 1889, ha ospitato la Società Romana di Nuoto. Alla presenza del presidente dell’associazione, Renato D’Ulisse, raffinata penna della sezione motori del Corriere dello Sport per quasi 50 anni, ha avuto luogo il battesimo di un testo che suona come un auspicio e – parola dell’autore – “Vuole sottolineare la sofferenza, esorcizzando con speranza”. Un racconto che riporta alla memoria un fatto straordinario: 33 anni di una sofferenza che trova spazio nella memoria del tifoso giallorosso come qualcosa che é stato tolto. La negazione del fruttuoso dialogo Conti-Pruzzo-Turone, collezione rapsodica ed imprevedibile di intuizioni, vanificata dal gesto vibrante del braccio del guardalinee Giuliano Sancini, a disconoscere la convalida dell’arbitro Bergamo. Porta sbattuta in faccia alla sublimazione di un amore. Se quella rete fosse stata autenticata, avrebbe portato il popolo giallorosso a fondersi in maniera completa con la squadra. Inversamente un epilogo che ha lasciato in eredità al tifoso romanista un mondo che forse non meritava, dando ulteriore impulso ad un ingiusto e lacerante epiteto sospeso tra il passato e la cattiveria: eterno secondo. Un libro per non dimenticare la sfida del sostenitore giallorosso, seguace dell’unica squadra trascendente il gioco del calcio. Un amore dai cromatismi accentuati, uno stile di vita, una religione più o meno pagana. Un libro stagliatosi in un gradevole contesto intellettual-popolare con spiccate venature di romanità, intarsiato da stornelli romani ed insaporito dall’inedita quanto goliardica proposizione di un’ipotetica moviola mai pervenuta. Un’opera che si propone di fare della semplice forma espressione emotiva. La chiosa al brillante ed esperto D’Ulisse: “Il successo di un libro non dipende tanto da chi lo scrive quanto da chi lo compra, per questo il gol lo deve fare il pubblico”. Del resto siamo marinai del ventunesimo secolo intrappolati in un anacronismo. La storia é contro di noi. Ci fa remare di più per raggiungere una stessa meta.
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A cura di Danilo Sancamillo
Twitter:@DSancamillo