(F. Sarzanini) – Lo spettacolo mostrato sabato sera all’Olimpico è la dimostrazione del contatto costante tra società di calcio e tifoserie. L’intreccio, che ha fondamenta soprattutto economiche, viene denunciato in maniera netta nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio del Viminale quando si evidenzia come «molti club continuano a soggiacere ad un perverso — quanto infruttuoso — rapporto con le frange più estreme del mondo ultrà, con le quali ritengono di dover mantenere un dialogo esclusivo ». Esattamente quanto accaduto sotto la curva del Napoli quando il capitano Marek Hamsik, scortato da dirigenti e poliziotti, ha parlato con il «capo» Genny ‘a carogna e ha ottenuto il via libera al fischio di inizio della finale di Coppa Italia contro la Fiorentina. Sono i numeri a raccontare il calcio violento, le partite che ad ogni turno di Campionato si concludono con decine di arresti e feriti. Adesso il governo torna ad annunciare misure più volte rinviate. Ma le «divergenze» già espresse tra il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il presidente del Consiglio Matteo Renzi fanno ben comprendere che anche questa volta i tempi rischiano di non essere brevi, soprattutto appare evidente come sui contenuti non sia stata ancora presa alcuna decisione.
Gli scontri con la polizia Nell’ultimo campionato ci sono state 114 partite finite con incidenti tra tifoserie, in particolare con scontri tra ultrà e forze dell’ordine. Per avere una dimensione di quanto accade fuori e dentro gli stadi, basti sapere che durante l’ultima stagione sono stati impegnati 180.474 uomini, quasi 30 mila in più dell’anno precedente. Si impenna il dato relativo agli arrestati che passa da 142 a 193 nell’ultimo anno e quello dei denunciati che balza da 1.009 a 1.571. Ma cresce in maniera impressionante anche il numero dei feriti con 108 civili contro gli 88 dell’anno precedente, 138 appartenenti alle forze dell’ordine che invece erano stati 38 e 30 steward a fronte degli 11 nella stagione 2013-2013. Su questo la relazione dei vertici dell’Osservatorio è eloquente: «Un elemento che accomuna molte tifoserie ultrà, capace di avvicinare sodalizi divisi da ataviche rivalità politiche o di tifo, è ormai da tempo diventato l’odio viscerale e preconcetto per la divisa. La ricerca sistematica di una occasione di scontro con le forze dell’ordine sembra cresciuta proprio in costanza, e forse anche in ragione, degli incontestabili risultati anche investigativi conseguiti negli ultimi anni, contrassegnati da un progressivo calo di tutti gli indici di pericolosità e da un notevole incremento degli arresti, delle denunce e dei Daspo », i provvedimenti di interdizione allo stadio firmati dal questore che al momento hanno una durata massima di cinque anni.
Divieto di ingresso ai recidivi Secondo l’analisi degli esperti il divieto di ingresso negli stadi si è rivelato uno strumento efficace per contrastare i violenti: attualmente ne sono in vigore 5.002, soltanto quest’anno ne sono stati emessi 2.004. L’idea del ministro Alfano, che oggi presenterà il piano per la sicurezza di Roma con un capitolo dedicato alla serenità dei cittadini romani prima delle partite, è quella di «introdurre il Daspo a vita», oltre a raddoppiarlo per chi è recidivo e allungare l’elenco dei reati ai quali applicarlo come pena accessoria. Domenica il titolare del Viminale aveva detto che la nuova legge sarebbe stata approvata in quindici giorni, ma a frenare ci ha pensato ieri sera Renzi intervistato a “Porta a Porta” quando ha chiarito che la questione «sarà affrontata dopo le elezioni». In realtà la distanza tra i due non sembra legata esclusivamente ai tempi, ma anche al merito delle nuove norme da varare. E infatti il presidente del Consiglio ha dichiarato: «Il Daspo a vita? È uno dei temi che affronteremo tra luglio e agosto. Il problema non sono solo le misure di sicurezza, ma il rispetto delle misure di sicurezza. Le regole ci sono».
Il «raccordo» con le curve E proprio per far rispettare queste regole, l’Osservatorio ha già varato una serie di «strumenti» che saranno testati nel prossimo Campionato. In particolare viene dato grande rilievo al rilascio delle cosiddette «tessere di fidelizzazione» e all’istituzione del «Supporter Liaison Officer», un funzionario della società che «deve essere scelto tenendo conto delle attitudini personali idonee ad intrattenere rapporti costanti e costruttivi con i tifosi o con le rappresentanze di essi» e che dovrebbe avere come caratteristica quello di «non svolgere altre funzioni all’interno del club». Si cerca la mediazione pur consapevoli di avere a che fare con il «nemico » visto che, sottolinea il dossier, «dovunque gli ultrà si sono resi responsabili di azioni delittuose, dimostrando di essere ormai divenuti una pericolosa massa di manovra capace di utilizzare le più sofisticate tecniche di guerriglia urbana e pronta ad intervenire, spesso attraverso percorsi poco chiari, dovunque vi sia l’intenzione di creare disordini e devastazioni ».