Per uno che domenica ritroverà la Roma per la prima volta nella sua vita da avversario, ce n’è un altro che invece la vivrà per l’ultima partita di una lunga storia d’amore.Fatta di cuore, passione, emozioni, sacrificio e neanche la scia di una piccola polemica. Mai. Eppure quella di domani per Rodrigo Taddei sarà l’ultima maglia giallorossa, l’ultima volta con una casacca che si sente tatuata addosso e che avrebbe voluto indossare fino all’ultimo dei suoi giorni calcistici. «Ho la Roma nel cuore, non l’ho mai nascosto e se dovessi restare sarei l’uomo più felice del mondo — disse Rodrigo un mesetto fa —. Ma non voglio essere un peso per la società e per il gruppo, vediamo se ci saranno i margini per rimanere».
Quei margini, purtroppo, non ci sono e Rodrigo dovrà accontentarsi di chiudere la carriera altrove. Il suo giallorosso si chiude con 290 partite, 31 gol, 6 allenatori e 4 presidenti. A conti fatti, un peccato. Perché Garcia lo stima, perché Rodrigo ha dimostrato in questi 9 anni giallorossi una professionalità ed una dedizione senza fine e perché nella Roma del futuro ci sarebbe stato bene. In campo, ad aiutare un reparto dove Strootman, Nainggolan, Pjanic e De Rossi tolgono minuti e speranze a chiunque altro si avvicini. E fuori, dove il peso di Rodrigo si sente in ogni passo: dallo spogliatoio alla grande carica di umanità e positività che trasmette, a tratti contagiosa.
In una società che punta anche allo spirito di appartenenza, ci sarebbe piaciuto vederlo ancora con la Roma, anche con un ruolo futuro in società, magari con quei giovani a cui avrebbe potuto insegnare chissà quanti segreti, compreso quell’Aurelio che resta tra le sue gemme più belle. Non sarà possibile, al suo posto ci sarà un giocatore più giovane. Chissà, però, se utile davvero come Rodrigo.