(A.Catapano) Giovani, romanisti, militanti dell’estrema destra. Hanno nomi, cognomi e soprannomi i quattro ultrà che hanno partecipato con Daniele De Santis all’assalto del pullman napoletanoche transitava su via Tor di Quinto, dileguandosi un istante prima che la rissa sfociasse in sparatoria e lasciasse a terra Ciro e Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti. La Digos è pronta a identificarli, presumibilmente lo farà all’inizio della prossima settimana. Non è stato facile risalire a questi quattro nomi: nessuno dei testimoni è stato in grado di riconoscerli né di fornire dettagli utili alla loro identificazione, poiché indossavano tutti dei caschi di tipo Jet ed, effettivamente, sono scomparsi velocemente dalla scena del crimine. Ma dopo giorni di controlli incrociati, ora gli investigatori sono in grado di dire a quale galassia del tifo e a quali ambienti politici appartengano.
IL TIFO E LA POLITICA Sono tutti più giovani di De Santis, non dovrebbero superare la trentina, ma con Gastone condividono la passione per la Roma e l’appartenenza all’estrema destra. Secondo i pm che conducono le indagini, Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, a differenza di De Santis, già da tempo allontanato dalla governance romanista, i quattro indiziati sarebbero tuttora riconducibili alla curva Sud, cioè al settore che guida il tifo giallorosso. Due avrebbero un passato in curva Nord, dove si annida l’ala oltranzista degli ultrà romanisti. Questo spiegherebbe perché l’11 maggio, ad una settimana dai fatti di Tor di Quinto e alla prima occasione pubblica (la sfida con la Juventus),le curve abbiano solidarizzato con De Santis e insultato i napoletani: una prova di forza (cui si è arrivati dopo laceranti riunioni) che chi gestisce l’ordine pubblico considera una vera dichiarazione di guerra, dagli effetti potenzialmente devastanti.
Stabilito che i quattro vanno rintracciati in Sud — che sta organizzando per il 7 giugno un torneo di calcetto con relativa colletta per De Santis —, nelle prossime ore la Procura conta di chiarire pure se siano solo dei «cani sciolti» o appartengano ad uno o più gruppi e, in questo caso, se abbiano agito all’insaputa dei loro capi o abbiano architettato l’imboscata su mandato di qualcuno. Certamente, si sono dati alla macchia un istante prima che il gruppo napoletano — che via via si è ingrossato, raccogliendo elementi riconducibili alla curva B, anche loro in odore di identificazione — piombasse sul loro compagno. O forse sarebbe meglio definirlo camerata. Perché i quattro sono nomi noti nell’estrema destra romana e anche in quella galassia — da Militia Christi a Casa Pound — la Digos ha trovato conferme. Addirittura, uno dei quattro sarebbe già stato «processato» e «condannato» dal movimento di Gianluca Iannone.
UN’ALTRA INDAGINE Il lavoro di Albamonte e Di Maio non si ferma qui. In attesa che il gip Giacomo Ebner nomini i periti e fissi gli incidenti probatori, i pm stanno portando avanti un’indagine parallela sulle violente lesioni subite dalle forze dell’ordine nei dintorni dello stadio Olimpico, queste ad opera di ultrà napoletani della curva A, pure loro in via di identificazione.