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GAZZETTA DELLO SPORT La promessa di Florenzi: “Scudetto? Rinuncio a metà ingaggio”

Florenzi con la nuova maglia
Florenzi con la nuova maglia

(A. Pugliese) È uno dei gladiatori giallorossi, uno di quelli su cui la Nike ha puntato per il lancio delle nuove maglie Roma. Un accordo storico (decennale) per i giallorossi, proprio come lui vuole costruire la storia della Roma. «Le maglie sono bellissime, speriamo che ci portino fortuna — dice Alessandro Florenzi, ieri tra i testimonial di “Winner Stay– Risk Everything” — Andranno a ruba, il baffo è bello. Questo accordo con Nike ci può dare più forza e rispetto come considerazione mondiale».

Lei ha chiuso la stagione con un bilancio positivo.

«È vero: siamo tornati in Champions, abbiamo dato fastidio alla Juventus. E poi ho giocato 37 gare, saltandone una sola per squalifica e segnando 6 gol. mi posso reputare soddisfatto».

Tra l’altro, tra quei 6 gol c’è anche quello premiato come il più bello dell’anno?

«La rovesciata al Genoa, quasi non ci credevo. Ma se avessi segnato e perso 2-1 sarebbe rimasto solo un gran bel gol».

E allora qual è la sua fotografia di questa stagione?

«Il gol nel finale col Torino. Emozione incredibile: avevo sempre segnato fuori casa o sotto la curva nord. Era un anno e mezzo che sognavo un gol sotto la sud».

L’impressione è che lei faccia sempre gruppo.

«Ho la faccia da buono, sono un bravo ragazzo e mi piace sempre scherzare, sto al gioco. Penso di avere l’umiltà giusta, di questo ringrazio i miei genitori».

E qualsiasi cosa sceglie Rudi Garcia, a lei va bene.

«Ci sta anche restare fuori. Faccio un esempio: nel mese prima della gara con il Torino, ci sono stato 4-5 partite in cui giocavo 10-15 minuti. Ma lo voleva il mister, io non mi sentivo neanche quelli. Poi mi sono rimesso a posto e sono tornato a buoni livelli».

Nei primi 4-5 mesi, però, ha tirato come un matto...

«Mi capita spesso di partire forte, ma rispetto allo scorso anno ho fatto dei progressi: prima le mie partite duravano 60 minuti, ora siamo a 75- 80, magari il prossimo arrivo alla fine ed elimino anche questo difetto… ».

Sta imparando a gestirsi…

«Quando c’è da fare una cosa in più, la faccio al massimo. A volte sbaglio, non penso alle conseguenze. Se in una gara parti forte e in 20 minuti fai un gol ed un assist va bene, perché la gara cambia e la gestisci con il possesso palla. Ma se giochi con Juve o Napoli e fai 20-30 minuti o anche un primo tempo sparato e stai 0-0, al 60° poi non ti reggi più in piedi».

Totti negli Usa ha detto che tra i 30 della lista pre-Mondiale, lei ci sarebbe dovuto essere.

«Mi è dispiaciuto non esserci, è ovvio. Giocare un Mondiale, del resto, è il sogno che cullo da bambino. Ci sono andato vicino, sono stato sempre nel gruppo. Ma rispetto le scelte di Prandelli: tiferò Italia, spero arrivi il più avanti possibile. E magari in futuro ci sarà una chance anche per me».

Prandelli l’ha chiamata per dirle che era fuori?

«No, ma come me avrebbe dovuto chiamare una quarantina di giocatori. Un peccato? Non lo so, ma cerchiamo di capirlo».

Come è riuscito a diventare così efficace sotto porta? «Su sei allenamenti, almeno tre volte resto a fine seduta con 6-7 compagni per affinare il tiro. Sono migliorato grazie a Bompard e Fichaux (i due vice di Garcia, ndr), in vita mia non avevo mai tirato così tanto in porta».

Emigrato a Crotone, si sarebbe immaginato tutto ciò?

«Mai. Lì a Menichini serviva un terzino destro, mi sono messo sotto, tornando durante la stagione a centrocampo. Ma quel sacrificio mi ha permesso di creare un rapporto di fiducia con il mister».

A centrocampo ci è tornato pure quest’anno, con Juve e Genoa.

«Tatticamente non è un passo indietro, ma una variante, anche per il prossimo anno. Io mi trovo bene davanti, Garcia mi ha ritagliato un ruolo quasi ad hoc».

Già, il prossimo anno. Esordirà anche in Champions.

«Mi ci legano due ricordi. Quello brutto è datato 11 marzo 2011: era il giorno dei miei 18 anni, ero in Monte Mario e la Roma uscì ai rigori con l’Arsenal, mai compleanno peggiore. Quello bello è la musichetta, quando i bambini sventolano il telone. Ero lì, vedevo Totti e De Rossi e sognavo un giorno di esserci anche io. Il prossimo anno avrò i brividi».

A cosa rinuncerebbe pur di poter vincere lo scudetto?

«Anche se è ancora poco, a metà del mio conto in banca: con metà ci vivo e con l’altra metà ci vinco lo scudetto. Penso che ci possa stare come sacrificio no?».

La infastidisce che in Europa si voglia fare la spesa a Roma?

«Dobbiamo essere sinceri, oggi come oggi, a livello di potenzialità economica, non siamo a livello di Real, Barca, City e Psg. Spero con tutto il cuore che la Roma un giorno possa diventare come questi club, ma oggi non lo è».

Per chiudere, alla playstation chi sceglie?

«Il Psg: ha giocatori forti, ma mi piace come collettivo».

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