(A.Catapano) – Il sollievo di un annuncio, la potenza di un abbraccio. Ciro Esposito tiene duro. Gli antibiotici stanno facendo il loro dovere, l’infezione non è debellata ma arginata, la febbre è in diminuzione e il ragazzo, stubato, è tornato a respirare con una mascherina. All’ora di pranzo, il bollettino medico diramato dalla Rianimazione del Gemelli, seppure prudentissimo, conferma il piccolo passo avanti: «Le condizioni del paziente sono in lieve miglioramento. È passato dalla ventilazione invasiva continua a quella non invasiva intermittente. Pur in presenza della dialisi, la diuresi oraria è soddisfacente. Persistono i drenaggi toracici e il quadro clinico resta critico». Perciò, c’è ben poco da festeggiare, l’infezione è ancora in corso e la possibilità di intervenire chirurgicamente sul polmone bucato non del tutto scongiurata. Ma almeno Ciro Esposito non smette di lottare e tanto basta a farsi forza.
Un abbraccio Ecco perché in queste ore — mentre sul fronte delle indagini si aspetta la nomina del perito e la convocazione delle parti per gli incidenti probatori — anche un singolo abbraccio può restituire il sorriso. Ieri Antonella e Giovanni, i genitori di Ciro, hanno ricevuto forse quello più gradito: sono venuti a trovarli Carmela e Maurizio Ercolano, la mamma e il papà di Sergio, il tifoso del Napoli che il 19 settembre 2003 precipitò dalla tribuna del Partenio di Avellino per sfuggire agli scontri tra ultrà napoletani e poliziotti, morendo dopo tre giorni di agonia. Una morte assurda. «E solo chi ha vissuto la nostra storia può capire cosa stia passando la famiglia Esposito — ha raccontato la signora Carmela —. Siamo venuti qui proprio per poterli abbracciare».