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GAZZETTA DELLO SPORT Radja Nainggolan: “Sono un guerriero perché nella vita ho sofferto tanto”

Nainggolan alla Mostra Roma Ti Amo
Nainggolan alla Mostra Roma Ti Amo

(A. Pugliese) – Gli occhi lanciano segnali, proprio come il volto. E se con l’Orlando non ha giocato è solo per un dolorino al polpaccio. Del resto, l’energia che Radja Nainggolan mette in ogni angolo del campo è oro puro per la Roma che dovrà venire, quella formato Champions. «Non pensavo di trovare tutto questo entusiasmo qui – dice – ci stiamo divertendo, sono momenti fondamentali per unirsi e ripartire alla grande ».

Garcia il prossimo anno vuole vincere qualcosa. E’ una Roma già pronta?

“Questa squadra è già forte. Se riusciamo a tenere la rosa attuale e con il rientro di Strootman, possiamo fare bene. Giocando poi la Champions, qualcun altro arriverà…”.

Per la Champions questa Roma sarebbe già stata pronta?

“Non lo so, ma so che dopo due anni così così, quest’anno siamo andati oltre le aspettative. Ora bisogna migliorare dove non siamo andati bene”.

Garcia l’ha definita un giocatore da “box to box”. Ci si rivede?

“Sono uno che lotta sempre per vincere. Le difficoltà che hai avuto nella vita le porti anche nel campo di calcio. Per ottenere sempre il massimo, devi dare il massimo”.

Che cosa ha dato in più Rudi alla Roma?

“Quello che c’è di diverso in lui è la mentalità, la visione del gioco. Negli allenamenti lavoriamo sempre molto con la palla e la domenica si vede: la squadra gioca bene, i risultati ci hanno premiato”.

Un giudizio su Paredes?

“E’ giovane, ha qualità, ma il campionato italiano è difficile. In futuro può essere importante, ora è da vedere”.

Il suo rapporto con i social network: un po’ turbolento?

“Prima che giocatore, sono una persona. Non posso tollerare sempre certi insulti verso di me o la mia famiglia. Mi devo difendere, una rispostina ogni tanto ci sta bene “.

Qualcuno sussurra: Radja è un grande uomo ma un po’ matto…

“Non sono matto. Penso che il rispetto sia importante, ma per averlo bisogno anche offrirlo. Se qualcuno me ne manca solo perché sono un giocatore, da uomo gli rispondo con lo stesso atteggiamento “.

In campo trasforma tutta questa energia in positività.

“So quello che faccio nella vita, sono responsabile. E quando sono in campo, tutto il resto sta fuori. Alla Roma mi vogliono bene tutti, nonostante si dica che ho problemi con qualcuno e non capisco perché “.

Possibile che nel Belgio non ci fosse spazio per lei?

“Non mi ha mai regalato niente nessuno, mi sono sempre guadagnato tutto da solo. Il Mondiale me lo ero meritato sul campo, poi Wilmots ha fatto altre scelte. Pazienza, ho fatto 38 gare, c’è chi ne ha fatte 10 e va in Brasile”.

Come nasce la sua passione per i tatuaggi?

“Il primo è stato una stella, tanto per capire il dolore (e ride, ndr). Poi sono venuti gli altri, tanti con un significato particolare. Strada facendo è diventata una forma di espressione artistica…». Per chiudere, a Roma si può vincere lo scudetto? «Penso proprio di sì…”.

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