(R. Palombo) – Quindici slide e una conferenza stampa a due voci, quelle di Giovanni Malagò e di Giulio Napolitano, che definire appassionata è poco. C’era una grande voglia di servire nei tempi promessi a dicembre il piatto Coni della riforma della giustizia sportiva. Per smentire gli scettici, e, usando le parole di Napolitano jr, «gli uomini di poca fede». E di fede bisogna effettivamente parlare, nell’analisi di una promessa mantenuta a metà. Perché al molto che è stato fatto va ancora aggiunto il moltissimo che c’è da fare, e se la deadline vuole essere davvero quel 1 luglio indicato nelle slide, beh, c’è da augurare a tutti un gran buona fortuna!
Dice Malagò che l’incontro che insieme al fidatissimo capo di gabinetto Francesco Soro e al segretario generale Roberto Fabbricini ha avuto con il duo federcalcio Abete & Valentini martedì sera «è stato bellissimo».Una valutazione che non trova particolare riscontro in via Allegri, dove sembra avere prevalso ancora una volta la delusione per essere rimasti a mani vuote, senza nemmeno lo straccio di una slide con la quale confrontarsi. «Oggi non ho ancora un pezzo di carta e questo non è serio», sembra che Abete si sia sfogato così, riservandosi più approfondite valutazioni per la prossima settimana, quando (martedì 3 giugno) al pari di tutti gli altri 44 presidenti di federazione riceverà le carte, comprensive delle 65 norme di attuazione del codice. Che ieri non si sono viste.
Il tour de force che il Coni si propone per arrivare a destinazione entro la fine di giugno è impressionante: il 5 l’open day con tutte le federazioni per raccogliere «eventuali spunti e riflessioni», ovvero, si suppone, per valutare se rimettere mano a qualche articolo, l’11 la Giunta e il Consiglio Nazionale che dovranno approvare il tutto e indicare anche i nomi dei nuovi componenti gli organi di giustizia sportiva da selezionare nel frattempo tra 400 (!) candidature.
Poi largo ai commissari ad acta che avrebbero a quel punto diciotto giorni per modificare gli Statuti federali e modellare le norme di attuazione del codice alle singole realtà.
Tutto senza calcolare due cose: 1. che ci sono federazioni che intendono passare per queste modifiche attraverso il voto assembleare. Il calcio, per esempio, che infatti si è già convocato per l’1, ma di settembre. 2.che a tutta questa rivoluzione manca ancora il «visto si stampi» del competente sottosegretario vigilante sullo sport, Graziano Delrio. Premesso tutto ciò, sarebbe ingeneroso non rammentare che questa, nei tempi o un po’ fuori dai medesimi, è una rivoluzione necessaria e, fino a prova contraria, animata dalle migliori intenzioni.
Non fosse altro perché cancella dalla faccia della terra l’obbrobrio del Tnas, porta i patteggiamenti e gli sconti là dove devono stare, prima delle sentenze, e riserva al Collegio di Garanzia quei compiti di Cassazione dello sport che devono essere propri di una ultima istanza presso il Coni. Aspettando di vedere cosa c’è scritto in quei 65 articoli, piace anche la diffusa voglia di etica (dalla gratuità delle prestazioni dei componenti il Collegio alle misure relative alle incompatibilità e ai conflitti di interesse), e la sensazione, che però non è per ora una certezza, che le possibili invasioni di campo della Superprocura Coni nelle singole federazioni siano state attenuate da opportune misure cuscinetto, tali da evitare conflitti istituzionali. «Mi auguro che i tre dissidenti Abete, Barelli e Petrucci l’11 giugno votino a favore» dice ancora Malagò. Uno di sicuro non lo farà, perché quel giorno Abete sarà già in Brasile per obblighi Fifa e Uefa. Niente di irreparabile, a condizione che tutta questa improvvisa voglia di fare presto e l’evidenza di una permanente conflittualità ConiFigc non diventino un boomerang. Per tutti.