(R. Tagliapietra, P. Vuolo) – L’innesco è il tentativo di alcuni tifosi romanisti di intercettare gli ultras napoletani di passaggio in viale Tor di Quinto, nei pressi dell’Olimpico. Ma non si tratta di tifosi comuni. Uno di loro è D D S, vecchia conoscenza giallorossa. Fu lui nel 2004, assieme al altri 6 compagni, a entrare in campo durante il derby fermandosi accanto a Francesco Totti e all’arbitro per convincerli a sospendere l’incontro per la presunta morte di un bambino investito da un furgone della polizia, notizia palesemente falsa, veicolata da ambienti ultras.
Ieri pomeriggio poco prima dell’incontro per la finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, D S assieme a un altro ultras si trovava al Ciak Village, il centro sportivo dove lavora come custode proprio D S, centro che ospitò il raduno di tutte le tifoserie italiane che si opponevano all’adozione della tessera del tifoso. Ed è qui che è scoppiato il finimondo. L’amico di D S, un ultras legato alla tifoseria di destra romanista, è stato riconosciuto dai tifosi partenopei in transito davanti al parco.
TROPPI TATUAGGI «Spqr», il tatuaggio spicca sulle nocche delle dita del romanista che passa a fianco dei tifosi napoletani. Lui gonfia i muscoli, credendo probabilmente di passare inosservato, o forse di essere garantito dalla copertura di altri compagni. Ma non è così.Quando i rivali lo riconoscono, lo inseguono. Lui cerca di difendersi, ma in pochi secondi viene gettato a terra e preso a calci. I muscoli non bastano di fronte alla furia cieca del branco. «Adesso vi facciamo fuori»,l’urlo che si leva dalla folla. A quel punto entra in gioco D S. Sarebbe stato lui, secondo le prime ricostruzioni degli investigatori, a tirare fuori una pistola e a sparare. Ci sarebbero anche dei testimoni. Anche se il tifoso nega tutto. Sette colpi partiti da una semiautomatica verso i napoletani, a questo punto, in fuga.
Almeno due ultras vengono colpiti dai proiettili. Altri si gettano su D S e lo pestano di botte. Interviene la polizia presa alla sprovvista. I primi agenti vengono sopraffatti dalla massa di tifosi inferociti. Sono attimi di terrore. I colpi di pistola sparati durante la lite rimbombano e vengono riconosciuti subito da alcuni poliziotti. Volano i manganelli, scoppiano le bombe carta lanciate dai tifosi partenopei in fuga. Una di queste è stata confezionata con chiodi e metallo. A farne le spese è un ultrà napoletano che viene colpito in pieno torace da un colpo di pistola e finisce a Villa San Pietro. Si chiama Ciro Esposito e ha appena 25 anni. Un altro, Alfonso Esposito, 43 anni, viene ferito a una mano. I colpi d’arma da fuoco, invece, feriscono Gennaro Fioretti, un tifoso napoletano, che viene ricoverato al Santo Spirito con una ferita alla mano, trapassata da un proiettile, e un colpo al braccio.
In viale Tor di Quinto restano a terra in cinque, compresi i due ultras romanisti. Gli investigatori prestano i primi soccorsi e fanno scattare le manette. La pistola viene recuperata poco distante. È una semiautomatica calibro 7,65 con matricola abrasa. La scientifica la recupera assieme ai bossoli: le impronte digitali saranno indispensabili. Ma anche il cosiddetto Stub, la tecnica di scienza forense usata in sede di indagine scientifica per scoprire se un indiziato ha utilizzato un’arma da fuoco di recente: servirà per capire se D D S, fermato e piantonato all’ospedale Gemelli, ha premuto il grilletto. Dall’ospedale parla uno dei partenopei feriti: «È stato un agguato, ci aspettavano».