(C.Mangani) Senza la “trattativa” i tifosi del Napoli non avrebbe mai fatto giocare la partita, avrebbero invaso il campo, mandando per aria ordine pubblico e sicurezza. Dopo giorni di polemiche e di versioni contraddittorie, sembrano mettere ordine nella serata nera del calcio di Coppa Italia, la procura federale della Figc e il giudice sportivo della Lega di serie A. Il capo dell’ufficio investigativo della Federcalcio ha firmato un’informativa nella quale il colloquio tra il leader della tifoseria azzurra Gennaro De Tommaso e il capitano della squadra Marek Hamsik viene ricostruito nel dettaglio. Sulla base di quei verbali, poi, il giudice sportivo Gianpaolo Tosel, ieri ha sanzionato le squadre: due gare a porte chiuse per il Napoli, più sessantamila euro di ammenda per la società, e l’obbligo di disputare una gara con il settore denominato “Curva Fiesole” privo di spettatori. Ma ha soprattutto chiarito come realmente siano andate le cose.
IL DIALOGO – «Sono le 20,45 – scrive nel suo provvedimento – quando alcuni stewards riferiscono ai collaboratori della Procura federale che i sostenitori del Napoli “intendevano invadere il campo qualora il capitano della loro squadra non si fosse recato sotto la curva per parlare con i capi degli ultras”». A quel punto è il vice procuratore Ricciardi a contattare il dirigente di Polizia, responsabile dell’ordine pubblico Bruno Failla. L’aria è sempre più tesa, gli stewards percepiscono che la situazione potrebbe degenerare e lo comunicano agli addetti ai lavori. Anche i giocatori chiedono spiegazioni, vogliono sapere se davvero è morto un loro tifoso. In questo caso si rifiuterebbero di disputare la sfida. La Digos rassicura tutti: «Non è morto nessuno, bisogna giocare, altrimenti c’è il rischio di nuovi scontri».
«Dopo i colloqui intercorsi tra il dottor Failla e i dirigenti del Napoli – evidenzia ancora Tosel – il capitano viene scortato sotto la Curva Nord, ove rassicura i tifosi, comunicando loro che l’incidente occorso ai feriti circa tre ore prima della gara non aveva alcun collegamento con ragioni di tifoserie e/o di Polizia». Compare Genny a’ carogna e la trattativa ha inizio. «In questo frangente – continua la ricostruzione – il capitano Hamsik trova come interlocutore un individuo, postosi a cavalcioni della vetrata delimitante la Curva Nord, indossante una maglia di color nero che, nella parte anteriore, esibisce la dicitura “Speziale libero”, spregevolmente allusiva all’uccisione di un Servitore dello Stato».
Va in scena la tragicommedia. Il capitano è seguito dalle forze dell’ordine, da un dirigente azzurro e da un ispettore Figc che in nottata redigerà il verbale dell’incontro. Mentre il gruppo si avvicina, i sostenitori del Napoli gli lanciano contro qualsiasi cosa, dai petardi ai bengala, ferendo anche un vigile del fuoco. Il boss dei Mastiffs è diffidente, il capitano se la cava benissimo: «Con un tifoso morto – dice – non avremmo mai giocato, ma ci hanno assicurato che le cose non stanno così». La gara inizia con 45 minuti di ritardo, l’invasione di campo sembra scongiurata, ma solo perché la trattativa ha funzionato.
MILLE SENZA BIGLIETTO – La giornata, infatti, era cominciata sotto i pronostici più neri. Il giudice Tosel evidenzia nelle sue motivazioni che «un’ora circa prima dell’inizio della gara, un migliaio di sostenitori del Napoli, in parte sprovvisti di biglietto di ingresso allo stadio, avevano forzato un cancello di pre-filtraggio e un tornello». I sostenitori della Curva Nord avevano poi «oltraggiato con bordate di fischi l’esecuzione dell’inno nazionale e ad essi si erano uniti sostenitori di entrambe le squadre, che occupavano altri settori». Tutto questo in un clima di grande agitazione. Tanto che trattare con ultrà scatenati deve essere sembrato il male minore.