(M. Bianchini) – E’ cominciata la girandola del mercato. Allenatori, giocatori con le valige pronte, astuti procuratori i quali suggeriscono ai propri assistiti interviste dal sapore sfacciatamente ricattatorio, rischiano di deprimere l’ingenuo entusiasmo della gente. Coloro i quali immaginavano di aver speso voce e sudore a sostegno di un beniamino impegnato a difendere i colori dell’amata maglia , rimangono sconcertati da repentini voltafaccia dallo sgradevole sapore di tradimento. Poco tempo fa il presidente Pallotta osservò risentito: «Non riesco a capire la storia dei contratti stipulati, puntualmente ridiscussi . In America e in tanti altri paesi gli accordi scritti hanno valore fino alla scadenza. Altrimenti che significato ha un contratto?». In Europa tant’è che continua ad imperare la legge del mercato la quale se ne infischia dei contratti, del fair play finanziario predicato da Platini, si ignora la pietra dello scandalo di nome Paris Saint Germain che consente agli sceicchi di offendere il comune senso del pudore sborsando per un difensore 50 milioni di euro. Si dirà: è sempre accaduto e così sarà in futuro. Molto sommessamente viene da obiettare che il fatalismo non rappresenta una buona ragione per imitare il gesto dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia a non vedere e non sentire. Fortunatamente esiste una luce che brilla fra le frenesie dell’ “emporio”. Baciata dal destino, Roma può vantarsi di possedere un figlio prediletto il quale risponde con il suo esempio alle storture dell’utilitarismo senza freni. Francesco Totti ha dimostrato che nel calcio professionistico c’è posto pure per le passioni.
Il Capitano di calcio e di costume, raffigura l’emblema vivente di sentimenti forti che sfidano l’utopia. Pur facendo parte dell’opulento mondo del pallone, egli ha saputo coniugare il giusto guadagno in linea con i criteri esistenti, accompagnato da una luminosa coerenza ripagata dall’infinito affetto del popolo romanista. Francesco corre e suda per la maglia giallorossa. In altre circostanze, l’indumento serve come transitorio strumento di ricavi, ignorando che la vita non è fatta solo di euro. Una differenza abissale che respinge energicamente l’alibi della “legge di mercato”. Troppo comodo per poter sgattaiolare verso lidi più “cospicui” dopo aver proclamato fino a ieri fedeltà fra le grida dei tifosi riconoscenti. “Sirene” scintillanti di diamanti bussarono alla porta di Totti , puntualmente respinte dall’amore per i colori giallorossi, per la Città Eterna che gli diede i natali. Immense fortune morali che non appartengono agli orfani dei sentimenti umani che pur dovrebbero esistere a nobilitare qualsiasi espressione della vita, compreso il mestiere del calciatore. Se in tutto questo discorso qualcuno abbia ravvisato toni allusivi, confermiamo in pieno all’insegna dell’antico detto : “morto un papa se ne fa un altro”. Come si dice , “gli uomini passano, la Roma rimane”. Totti non è solo transitato, ma è pure rimasto a scrivere la storia giallorossa indossando una sola maglia. Ma ne capiranno mai il significato i “mestieranti” del football?