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IL ROMANISTA Iniziamo a prenderci il testimone

Garcia
Garcia

(G.Sanzotta) Ogni tanto provo a pensare, parafrasando le parole di una celebre, a noi romanisti cara, canzone di Venditti cosa ci lega a questi colori. Cosa ci fa amare la Roma e il calcio.

Non c’è risposta, come non c’è in ogni atto d’amore. Si ama e basta, la ragione deve lasciare il posto al sentimento, alla passione. Domenica si gioca la gara con la Juventus, abbiamo sognato a lungo che fosse decisiva per la vittoria finale. Per quello scudetto che la Roma di Garcia avrebbe meritato, che l’immagine di Totti, gladiatore, legato alla nostra maglia da un legame ben più forte di un contratto, avrebbe avuto la giusta consacrazione in una serata straordinaria. Non sarà così. L’appuntamento speriamo sia solo rimandato. Alla ripartenza avremo zero punti come tutte le altre, ma avremo comunque un qualcosa in più, la voglia di vincere e la consapevolezza che possiamo vincere.

Perché siamo migliori delle altre, perché la Juventus, artefice di un campionato straordinario anche se talvolta favorito da alcune «circostanze», è alla fine di un ciclo. Conte sa che da quel gruppo ha avuto il massimo, e le altre possibili rivali sono dei cantieri in corso. Solo un miracolo può renderle competitive il prossimo anno. Fa eccezione il Napoli, squadra già collaudata. E non è difficile pensare che sarà la nostra vera rivale il prossimo anno. Ma rivale sul campo, le altre cose non le prendo nemmeno in considerazione. Se del calcio si debbono occupare le procure penali, se la rivalità sportiva fatta di leale competizione deve diventare una guerra, si rischia l’emarginazione di un gioco affascinante, capace di esaltare emozioni, di propagare entusiasmi smisurati e delusioni cocenti. Noi che amiamo il calcio amiamo lo stadio, non i tribunali.

Cerchiamo gioia e pianto da una giocata, da un capolavoro acrobatico, da una magia di movimenti e di coordinazione. Così domenica saremo ad assistere alla partita più bella dell’anno. Al confronto tra la vincitrice del campionato e la sua sola rivale. Assisteremo al meglio del calcio italiano. Almeno per domenica dimentichiamo aiutini e favori. Dimentichiamo sanzioni demenziali per innocui cori e permissive sanatorie per atteggiamenti da censurare. Dimentichiamo tutto questo almeno per un giorno. Per un giorno di festa che deve essere la festa del calcio. Certo che questa partita vogliamo vincerla, dobbiamo vincerla perché rappresenti un simbolico passaggio di testimone: oggi a voi e domani a noi.

Una festa del calcio, a parte ogni altra considerazione, tra le migliori compagini. Sia una partita di calcio, di quello sport che ci appassiona. Chi ama questo sport, ama vedere il buon calcio, anche se tra due squadre che non conosce, perfino tra due squadre di bambini. Applaude per una giocata, resta stupito per le imprese di un campione. Roma-Juventus può essere tutto questo. Soprattutto può essere il giusto trionfo per un campione genuino, grande e carismatico. Può e deve essere la partita di Francesco Totti. Un atleta che l’Italia sportiva intera dovrebbe assumere come simbolo, di lealtà, di impegno e di tutti i valori positivi che lo sport può dare. Penso che oltre Totti non ci sia nessun altro che possa rappresentare la faccia bella del calcio. Ma non perché sia un santino da portare nel taschino, ma perché alla sua età, con la sua fama, con i riconoscimenti avuti, dà l’esempio con il suo sacrificio, con la voglia di impegnarsi sempre.

Non è un caso che nella disfatta di Catania la sola rete giallorossa porti la sua firma. Domenica è la partita di Totti, la gara preliminare alla nuova stagione in cui vorremmo la vittoria, per noi tifosi che di vittorie ne abbiamo viste troppo poche, e per lo stesso Totti che sarebbe giusto possa avere come regalo di fine carriera un titolo prestigioso. Domenica sarà una gara di calcio, di vero calcio tra le prime della classe. Da chi ha saputo segnare un solco profondo con le altre. Dobbiamo vincere per ridurre il distacco finale dalla Juventus, dobbiamo vincere perché, almeno moralmente, possiamo sentirci i più bravi tra i migliori. Dobbiamo vincere anche per arginare un poco l’arroganza bianconera.

Dobbiamo vincere per salutare con una festa il campionato all’Olimpico. Un festa sobria di chi trae spunto dal successo inaspettato del secondo posto per poter puntare al primo alla prossima occasione che si ripresenterà puntuale a partire dall’autunno. Poi dobbiamo vincere per fare della Roma una squadra ancora più forte, capace di tenere i propri giocatori migliori non solo offrendo cifre elevate di ingaggio, ma soprattutto la prospettiva di far parte di un gruppo destinato ad avere un grande futuro.- Dobbiamo vincere perché siano travolti tutti gli ostacoli burocratici per dotare Roma e la Roma di uno stadio moderno, funzionale, sicuro e bello come è bella la città che rappresenta.

Dobbiamo vincere la sfida con la Juventus perché Garcia e la dirigenza romanista sono portatori di una vera cultura dello sport. La stessa che ci fa dire che, risultato a parte, ci auguriamo che sia la vittoria del calcio.Vogliamo divertirci ancora, dimenticare violenti e burocrati ammuffiti. Vogliamo soltanto provare le emozioni che possono dare due squadre che stavolta non si affrontano per i tre punti, ma per onorare questo sport. E che vinca il migliore, cioè la Roma.

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