(E. Menghi/E. Tonali) Il ricordo non consola, ma la Roma ha deciso di fare di Trigoria il tempio di Agostino Di Bartolomei per omaggiare un simbolo della sua storia. Prima la dedica del campo dove si allena e gioca la Primavera, da ieri un baby torneo in onore del giocatore, uomo e capitano che era.
A vent’anni di distanza dallo sparo con cui si tolse la vita, al Bernardini, proprio sul terreno che porta il suo nome, gli Esordienti classe 2002 della Roma e i 2001 del Cinecittà Bettini, società appartenente all’Academy giallorossa, si sono sfidati davanti a circa trecento tifosi. Dopo tre tempi da venti minuti il tabellone recitava 4-1 per i padroni di casa: il gol dell’1-1 che ha fatto partire la rimonta l’ha firmato il numero 10, il capitano della squadra. A dodici anni è difficile capire cosa significhi quella fascia stretta intorno al braccio.
A dodici anni può sembrarti strano giocare davanti a uno spicchio di Curva Sud, che per tutti i 60 minuti canta a squarciagola i cori per i «grandi» e per Di Bartolomei: «Eternamente capitano», l’hanno anche scritto su uno striscione. I piccoli romanisti (maschi e femmine: a quest’età ancora possono giocare insieme) l’hanno capito subito che era una partita diversa dalle altre.
I genitori gliel’hanno raccontato il perché di tanto amore. La fine tragica non ha mai intaccato la figura di «Ago», che ha scelto di morire proprio dieci anni dopo la finale di Coppa dei Campioni persa ai rigori con il Liverpool. Un giorno, quel 30 maggio 1984, che gli era rimasto amaramente nel cuore. Il dg della Roma, Mauro Baldissoni, ha introdotto l’evento di ieri prima di accomodarsi accanto alla moglie di Di Bartolomei: «Era un grande personaggio della nostra storia e ha vissuto il sogno più bello: romano, romanista, ha indossato la fascia da capitano, vestito la maglia numero 10, vinto lo scudetto. Questa è la casa di Agostino. Abbiamo pensato di ricordarlo in modo semplice, con una partita di calcio di bambini. Bambini che probabilmente crescono con lo stesso sogno che per Agostino si è avverato. Propongo a Marisa di rendere questo appuntamento annuale».
Ogni 30 maggio sarà il giorno di «Ago». La moglie è andata sotto il pezzetto di Sud radunato a Trigoria per dire grazie ed è stata sommersa dall’affetto dei tifosi romanisti. La società l’ha fatto in serata su Twitter. Tra gli spettatori anche gli ex Ginulfi, Sormani, Chierico e Tessari, che nel ricordare guarda al futuro: «Spero che la Roma possa far dimenticare a tutti quella brutta serata con il Liverpool». Sarebbe il modo più bello per omaggiarlo.
La sua corsa arriva appena dopo Piazza di Siena, l’avvenimento che il pubblico della tv ha imparato a conoscere da lui, Alberto Giubilo, assaporando quei nomi di ostacoli – passaggio di sentiero, fosso, gabbia, riviera, verticale di tavole – che riportavano alla romantica equitazione fin-de-siècle. All’ippodromo di Capannelle (per anni il suo posto di lavoro insieme a quelli del trotto di Villa Glori prima e Tor di Valle poi) domani si disputerà il 15° Premio Alberto Giubilo di galoppo (listed race, 2 anni maschi e castroni, 1100 m, 41.800 euro, 25 iscritti) che consacra i giovani velocisti capitolini, quest’anno nati nel 2012. Fino al 1999 era il Criterium di Roma, poi passato a ricordare il principe dei radio e telecronisti ippici italiani che portò nelle case le gesta di trottatori, galoppatori e saltatori.
La prima edizione, nel 2000 (il 2 giugno, che però soltanto dal 2007 diventerà giorno canonico del Giubilo) fu vinta da Blu Air Gun (de La Nuova Sbarra, scuderia degli immobiliaristi romani Scarpellini) sauro allenato da Lorenzo Brogi e montato da Mirco Demuro che quell’anno vinse il suo terzo scudetto tricolore di jockey. L’anno dopo il Giubilo, diventò rosa per il successo di Royal Rhapsody, una baia nipote materna di Mtoto, irriducibile avversario di Tony Bin nel Prix de l’Arc de Triomphe. Quarto nel 1987 quando l’allievo di Lugi Camici giunse secondo dietro Trempolino, Mtoto l’anno dopo braccò Tony Bin fin sul palo di Longchamp, chiudendo ad un’incollatura dal grande campione di Gaucci. Royal Rhapsody era preparata da Armando Renzoni, specialistà dei flyers, con in sella Dario Vargiu al suo primo dei cinque successi inanellati nel Giubilo.
Il jockey di Oristano ha tra l’altro stampato, nel Premio dedicato alla celebre firma ippica de IL TEMPO, una tripletta memorabile tutta targata Golden Horse, team di Giuliano e Marco Fratini. Nel 2003, 2004 e 2005 la corsa fu centrata di seguito da Golden Pivotal, Golden Sravinsky e Golden Stud, sempre con a bordo Vargiu. A questi si aggiunse un quarto della famiglia, Golden Titus, sellato dall’indimenticabile Renzoni e montato da Stefano Landi. Il best-kronos dell’Alberto Giubilo è legato però ad un altro beniamino di Capannelle, il morello di Piero (allevatore-proprietario) e Luigi (allenatore) Riccardi che, unico fra tutti, nel 2006 sfondò il muro degli 1’05” con un 1’04”60 finora nemmeno sfiorato. I «riccardi brothers» raddoppiarono l’incasso l’anno dopo con l’unico castrone, Diglett, a segno nella corsa-sparo dei puledri romani.