(A. Serafini) Il ruggito d’orgoglio supera anche quello che c’è scritto sulla carta d’identità. Perché in una giornata di torpore generale, la sua voglia di non arrendersi si è vista eccome. Per la prima volta andato a segno a Catania, Francesco Totti rende meno amara la storta giornata romanista che di fatto consegna il trentesimo scudetto alla Juventus.
Al fischio finale il numero 10 si presenta di fronte alle telecamere proprio mentre il suo amico-nemico Buffon viene inquadrato sorridente nell’hotel dove sta andando in scena la festa bianconera. Da capitano a capitano volano complimenti reciproci per le due squadre che hanno dominato la Serie A, poi Totti prende la parola e analizza cosa non ha funzionato in Sicilia: «Abbiamo mollato, nonostante ci siamo abituati a vincere, oggi non c’è stato il giusto atteggiamento nell’affrontare la gara».Con la stessa sincerità con cui si confronta con il percorso tracciato dalla Juventus: «Quando davanti a te c’è una squadra che corre così tanto è difficile starle dietro. Complimenti a loro. Brava la Juventus, ma bravi anche noi, che abbiamo mollato solo oggi».
Fato e calendario regaleranno però un nuovo appuntamento tra appena una settimana, quando la squadra di Conte si presenterà all’Olimpico per una passerella, che in fondo nasconde ancora numerose motivazioni di una sfida dall’antica e sana rivalità sportiva:«Anche se il campionato è finito – aggiunge Totti – la partita con la Juventus è diversa da tutte le altre. Tutti vorranno esserci, anche allo stadio, e noi faremo di tutto per vincere di fronte ai nostri tifosi».
Lo sguardo poi si rivolge inevitabilmente verso il prossimo anno, che grazie alla cavalcata targata Garcia, permetterà al numero 10 di calcare nuovamente il più importante palcoscenico europeo della Champions. Una stagione in cui la Roma sarà chiamata a migliorarsi ancora, passando per il mercato estivo su cui già sta lavorando la società: «Cosa serve a questa squadra? Non sta a me dirlo, certo i giocatori di livello internazionale sono necessari per competere in Italia e in Europa. Giocatori forti e di esperienza. Un altro attaccante? Se serve mi faccio da parte – risponde ridendo – anche perché sono 22 anni che dicono di comprare un attaccante. Io sono a disposizione: se gioco bene farò la mia parte, altrimenti starò in panchina e non creerò problemi».
Un discorso che vale anche per un possibile posto al Mondiale: «Ci penso, ma vediamo cosa deciderà Prandelli. Altrimenti andrò in vacanza: la sensazine è quella». Chiusura sulla vergogna di sabato all’Olimpico: «Il calcio è un’altra cosa spero che certi episodi non accadano più. Voglio chiarire però che Roma non c’entra nulla, è una città pulita che accoglie tutti. Poteva accadere ovunque».