(I. Ravarino) Si fa presto a dire Roma 2.0. Garcia che nell’amichevole di Orlando indossa iGoogle Glass e Totti s’intrattiene in Hangout, sono in realtà un passo indietro rispetto al resto del mondo. È come se da noi fosse arrivato il cellulare mentre altrove si usa lo smartphone. In Germania la tecnologia è da tempo al servizio del pallone e l’Hoffenhim già sperimenta Google Glass sui giocatori.
«Il coach ci misura le performance degli atleti – ha spiegato un dirigente – e cambia la tattica in tempo reale». Parametri come frequenza cardiaca, scatto o velocità diventano valori elaborabili «per portare al limite il potenziale dei giocatori». Se si considera che in 10 minuti di allenamento i sensori producono fino a 7 milioni di dati, è chiaro che non bastano un paio di occhiali in un’amichevole per svoltare un campionato. Ma il calcio tedesco non è l’unico high-tech.
Più di 300 squadre nel mondo usano le nuove tecnologie nello scouting, accedendo alle banche dati e scegliendo gli atleti in base ai parametri come in un videogame. E in Italia? Il primato non è della Roma ma del Cagliari, che da un paio di anni usa il sistema informatico Fuzzy- Player per monitorare la predisposizione all’infortunio della squadra. Non a caso nella scorsa stagione quella sarda è stata la seconda squadra con meno infortunati. Non stupirà con effetti speciali, ma almeno funziona.