(A.Pontani) – Va detto subito: saltare i mondiali per un fallo come quello commesso da Chiellini sarebbe non soltanto folle per la squadra, ma soprattutto profondamente ingiusto per il giocatore. Ciò premesso, basta mettersi d’accordo su cosa significhi etica, cosa significhi calcio violento, cosa significhi codice. Non aiuta affatto a capirlo, infatti, l’ondivago comportamento di chi questo codice ha inventato, rivendicando un ruolo di censore che d’altra parte volentieri gli è stato delegato da dirigenti pavidi e inconsistenti. Prandelli ha voluto fare della sua Nazionale una squadra esemplare, un modello di calcio pulito, limpido e leale, un esempio cui aggrapparsi per dimenticare le brutture domenicali. Benissimo, grandi applausi e sostegno convinto di tutti. Ma per tenere dritta la barra di una simile rivoluzione culturale, bisogna non derogare mai alla coerenza, una bussola preziosa ma anche spietata. E allora, lo sfortunato codice etico è stato davvero applicato con coerenza, in questi anni?
Che il dubbio sussista, e sussiste, è già sufficiente per mettere in discussione tutto. Non ci dovrebbero essere dubbi. Ci dovrebbe essere la certezza, invece, di regole uguali per tutti. Di fronte al referto del giudice sportivo che parla di “gioco violento”, il ct sostiene che quella di Chiellini “non era una gomitata violenta”. Di fronte alla manata di Destro, un mese fa, il ct disse di non aver bisogno di aspettare il giudice sportivo, essendo lui il giudice dei comportamenti. Dunque, decise prima del giudice che quella manata,invece, era violenta, Destro non venne convocato. Decide lui, in base a parametri di cui rivendica la titolarità e forse anche l’interpretazione. Balotelli si fa espellere? Prandelli spiega che ha già pagato scontando la squalifica subita con club, dunque può giocare in Nazionale la gara di qualificazione mondiale. De Rossi rifila un pugno in mischia? Non convocato per l’amichevole. Osvaldo diserta la premiazione di Coppa Italia? Niente Confederations Cup. Immobile simula e si fa cacciare? Non è così grave, può essere chiamato e restare in lizza per un posto ai mondiali.
Va tutto bene: il ruolo, il potere di interpretarlo come meglio crede, la massima libertà concessa dalla Figc, perfino la permalosità di fronte alle critiche. Basta mettersi d’accordo, appunto, e non chiamarlo più codice etico. Chiamiamolo semplicemente codice Prandelli, è più giusto. L’etica non può fare distinzioni tra pugni, pugnetti, manate o gomitate. Un ct sì, può.